Avevamo lasciato la scoppiettante situazione politica lucana al decreto del 20 novembre con cui la presidente f.f. Flavia Franconi aveva indetto per il prossimo 26 maggio le elezioni per il rinnovo del Presidente della Giunta e del Consiglio regionale, accorpandole al rinnovo del Parlamento europeo.
Ora un nuovo colpo di scena costringerà il vicepresidente, dallo scorso luglio alla guida della regione dopo le note vicende giudiziarie del presidente Marcello Pittella, ad operare entro termini perentori, pena il commissariamento delle istituzioni politiche lucane.
Infatti il Tar Basilicata, in accoglimento dei ricorsi presentati subito dopo quella decisione, dal candidato governatore del Movimento 5Stelle Antonio Mattia e dai consiglieri regionali Gianni Leggieri e Gianni Perrino, ha detto no all’accorpamento obbligatorio delle votazioni. Il Tar ha dichiarato illegittima sia la proroga di 7 mesi per giunta e consiglio regionale che il rinvio delle regionali alla data del 26 maggio, una sorta di “election day” con le europee. E la massima assise amministrativa lucana ha anche stabilito che la governatrice Flavia Franconi ha l’obbligo di fissare la nuova data del voto entro 20 giorni, ovvero “nella prima data utile”, che dovrebbe a questo punto, calendario alla mano, cadere tra la metà e la fine di marzo, in ossequio al termine di 60 giorni previsto per i tradizionali adempimenti della legge elettorale.
E non è tutto: se la nuova data elettorale non verrà fissata entro venti giorni, il Prefetto di Potenza sarà costretto a nominare un commissario ad acta che avocherà a sé i compiti istituzionali regionali: ed in questo caso i problemi della presidente f.f. potrebbero passare dal piano politico-istituzionale a quello giudiziario, con il rischio di vedersi incriminata per omissione di atti d’ufficio.
Come si ricorderà, il lungo rinvio della data scelta era stato duramente contestato dalle opposizioni in Consiglio regionale che avevano gridato al “furto di democrazia” compiuto dal centrosinistra regionale: molti intravidero, nel lungo rinvio, una manovra finalizzata a far guadagnare tempo ai democratici lucani che attendevano, evidentemente, anche una diversa statuizione in favore del proprio leader Pittella, che era già stato indicato dal Partito democratico candidato per un secondo mandato alla guida della giunta regionale. Invece, a fine dicembre, il Tribunale del riesame potentino aveva respinto il ricorso del presidente sulle accuse nei concorsi truccati nella sanità e, perciò, Pittella continua ancora a subire il divieto di dimora nel capoluogo e la sospensione dall’incarico per effetto della legge Severino.
Il governatore della Basilicata era stato posto ai domiciliari la mattina dello scorso 6 luglio all’esito dell’operazione denominata “Suggello”, condotta dalla Guardia di Finanza a seguito dell’inchiesta della Procura di Matera sulla sanità regionale, nella quale veniva accusato, tra l’altro, di falso e abuso d’ufficio quale “dominus” delle scelte in ambito sanitario. Pittella è rimasto circa 80 giorni agli arresti domiciliari, misura sostituita il 24 settembre da un divieto di dimora nella città capoluogo, misura -quest’ultima- che non gli ha consentito di esercitare le funzioni di capo della giunta regionale. Il Riesame potentino era stato chiamato a fine dicembre a disporre sullo stato di libertà del governatore dopo che la Corte di Cassazione aveva mostrato rilievi sull’istanza difensiva firmata dai due difensori, i professori Franco Coppi e Donatello Cimadomo.
Egidio Lorito “Libero” / Attualità 13/01/2019