Regge al primo grado il processo istruito contro la ‘ndrangheta trapiantata in Svizzera, nel comune di Frauenfeld, nel Canton Turgovi, tra Zurigo ed il lago di Costanza. Il Tribunale di Locri, presieduto da Fulvio Accurso, ha infatti condannato nove imputati accusati, a vario titolo, di essere intranei ad un’associazione per delinquere di stampo mafioso operante nella cittadina svizzero-tedesca di Frauenfeld.
Le indagini, avviate nel gennaio 2012 dalla Dda di Reggio Calabria ed all’epoca dirette proprio da Nicola Gratteri e passate, poi, nel marzo del 2016 al collega Antonio De Bernardo, erano risalite sino agli anni ‘70, dimostrando come già all’epoca il gruppo criminale calabrese, proveniente dal vibonese, si era perfettamente inserito, tra le pieghe dell’emigrazione, nel tessuto socio-economico svizzero, arrivando a contaminarlo con tutta una serie di azioni criminali non sfuggite, nel tempo, alle ricostruzioni dell’attenta polizia svizzero-tedesca.
Il lungo iter investigativo aveva individuato una delle tante articolazione internazionali della ‘ndrangheta, questa volta diretta nella vicina Svizzera tedesca, dove il “locale” di Fabrizia, piccolo centro del vibonese, teatro di un forte flusso migratorio, aveva posto le basi a nord delle Alpi, grazie alla direzione di Antonio Primerano, già condannato in primo grado a 13 anni di carcere quale capo promotore della cosca del piccolo centro calabrese, nei cui confronti, nel 2015, la Corte di appello di Catanzaro aveva stralciato la posizione, optando in un secondo momento per la sospensione del processo e la concessione dei domiciliari. Nel corso delle indagini di “Helvetia” erano emerse ulteriori ramificazioni della cosca anche nel territorio tedesco, in particolare nelle cittadine di Singen, Rielasingen, Ravensburg ed Engen -tutte a nord del lago di Costanza- del cui filone d’inchiesta si era occupata l’operazione denominata “Rheinbrucke” -dal nome di un imponente ponte sul fiume Reno, nda- che aveva visto, però, assolti tutti gli imputati da parte del Tribunale di Locri, con sentenza non appellata dalla Procura distrettuale. Per quanto riguarda il filone svizzero, comunque, i magistrati dell’antimafia reggina avevano dimostrato come il gruppo criminale avesse fondato la “società di Frauenfeld”, dipendente dal “Crimine” di Polsi, collegata alla “società di Rosarno” ed alla “locale” di Fabrizia, ricostruendo, in questo modo, tutta la scala gerarchica dei membri del gruppo criminale oggi giudicato colpevole. Così, dopo sette anni, reggendo l’impianto accusatorio sostenuto dal pm antimafia Francesco Tedesco, il Tribunale collegiale di Locri presieduto da Fulvio Accurso (a latere i giudici Anita Carughi ed Elvira Terranova), ha condannato a 13 anni di reclusione Rocco Antonio Cirillo e Brunello Nesci, a 12 anni Angelo Rullo e Cosimo Laporta, a 10 anni Sandro Iacopetta, a 10 anni Francesco Lombardo, a 11 anni Giovanni Manno, a 10 anni Giovanni De Masi e Giulio Nesci. Assoluzione per Cosimo Greco, mentre parti civili si erano costituite il Comune di Fabrizia e la Regione Calabria.
Egidio Lorito “Libero” / Attualità 29/03/2019