Nuovo duro colpo al clan Grande Aracri di Cutro (Kr): arrestato anche il presidente del consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso, di FdI

“Questo è il seguito di Aemilia: gli arresti di stamane dimostrano come anche in questa regione non bisogna abbassare la guardia: l’Emilia-Romagna è un territorio sano, con anticorpi a questi fenomeni, ma essendo ricco rimane certamente a rischio infiltrazione”. Il procuratore capo della Repubblica di Bologna Giuseppe Amato e la titolare dell’inchiesta, Beatrice Ronchi, nel corso della conferenza stampa hanno centrato il senso e lo sviluppo dell’ultima imponente operazione anti-‘ndrangheta, denominata favolisticamente “Grimilde”. Trecento agenti della Polizia di Stato dell’intera Emilia Romagna -Reparto Mobile di Bologna, Reparto volo Emilia Romagna, Reparto Prevenzione Crimine Emilia Romagna, Unità Cinofile della Polizia di Stato- hanno dato esecuzione alla corposa ordinanza cautelare firmata dal Gip Alberto Ziroldi che ha assestato un altro durissimo colpo al potente clan di ‘ndrangheta, quello dei Grande Aracri di Cutro, nel crotonese, da tempo egemone in tutta l’Emilia Romagna.

A finire in manette, tra i tredici arrestati, Francesco Grande Aracri, fratello del ben più noto Nicolino, al termine di una spettacolare operazione condotta dalla Squadra mobile di Reggio Emilia che ha puntato i fari dell’alba reggiana direttamente dentro il covo storico della famiglia: si tratta della casa già confiscata di via Pirandello a Brescello, il piccolo comune della bassa reggiana, da tempo ribattezzato in “Cutrello” proprio a causa della numerosa comunità proveniente da Cutro, l’enclave calabrese della famiglia. Ormai Peppone e don Camillo pare fossero stati sostituiti dai Grande Aracri che, per qualità delle presenza criminale e numero degli associati, erano forza dominante nella piccola comunità, sciolta proprio per infiltrazioni mafiosa nel 2017: a seguire le sorti paterne anche i due figli, Salvatore e Paolo, arroccati nel loro fortino del malaffare, su cui l’elicottero della Polizia ha, di fatto, anticipato l’inizio della giornata. Quello di ieri mattina è solo l’epilogo di una indagine risalente al 2015, che proprio dalla piccola comunità reggiana si è dipanata verso Parma e Piacenza: intanto sedici sono le persone attinte dall’ordinanza, 13 in carcere e 3 ai domiciliari, che dovranno rispondere di associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Sotto sequestro anche immobili e attività degli indagati, un vero tesoretto a disposizione della cosca cutrese. Sessantaquattro risultano poi gli altri indagati, mentre una settantina sono state le perquisizioni estese a tutta la Penisola, anche nei confronti di soggetti contigui al clan calabrese; un centinaio di intercettazioni telefoniche per 200 mila ore di conversazioni ed il sequestro di  ville e di una pizzeria concludono l’imponente operazione. In carcere sono stati condotti Giuseppe Strangio, Pascal Varano, Giuseppe Lazzarini, Antonio Muto, Francesco Grande Aracri, Salvatore Grande Aracri, Paolo Grande Aracri, Giuseppe Caruso, Albino Caruso, Claudio Bologna, Leonardo Villirillo, Francesco Muto, Domenico Spagnolo, mentre al regime domiciliare Gregorio Barberio, Manuel Conte, Davide Gaspari. Tra gli arrestati, quasi a voler evidenziare il rapporto tra ‘ndrangheta e potere politico locale, tipico del sodalizio Grande Aracri, anche Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di Piacenza, in quota Fratelli d’Italia: ad inguaiarlo, al momento, un’intercettazione risalente all’8 settembre 2015, nella quale, rivolgendosi a Giuseppe Strangio, anch’egli arrestato, spiegava di avere “mille amicizie, da tutte le parti, bancari… oleifici… industriali, tutto quello che vuoi… quindi io so dove bussare quindi se tu mi tieni esterno ti dà vantaggio, se tu mi immischi… dopo che mi hai immischiato e mi hai bruciatoè finita”. Immediata la reazione di Giorgia Meloni, leader di FdI: “Il coinvolgimento di Giuseppe Caruso, ci lascia sconcertati. Ribadiamo con assoluta fermezza che in Fratelli d’Italia non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai spazio per nessuna mafia e per noi, come noto, chi fa politica a destra e tradisce l’Italia merita una condanna doppia. Finché non sarà chiarita la sua posizione, Giuseppe Caruso è sollevato da ogni incarico e non può essere più membro di Fratelli d’Italia”.
Egidio Lorito  “Libero” / Attualità                                              25/06/2019 

 

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