Sono di parte, inutile nasconderlo, non foss’altro per condividerne l’età: evidentemente quel settembre del 1969 ha lanciato buoni frutti sul terreno, in questo caso fatto di rilievi, cime, vette, vallate. Devo molto alla casa editrice “Il Coscile”, in termini umani, culturali e professionali: oggi, festeggiandone il 50° anniversario della nascita, non posso non ripercorrere con la memoria, viva ed attenta, i miei quasi ventidue anni di vita passati a stretto contatto con il suo ideatore e fondatore, uno di quegli intellettuali calabresi contemporanei che tengono alta la bandiera dell’impegno culturale e sociale in una terra, diciamolo francamente, difficile se non ostica, ruvida se non crespa, spesso difficile da vivere, se non impossibile in alcune sue sfaccettature. Un’avventura editoriale che spegne cinquanta candeline non è roba di poco conto in Calabria, e non solo dal punto di vista commerciale: potrei dilungarmi sui tremila anni di storia di questa terra, lodare le sue bellezze naturali, soffermarmi sull’immenso capitale umano che l’ha attraversata, ma poi finirei, inesorabilmente, per imbattermi con un presente - che tra l’altro dura da non so più quanto tempo…- spesso imbarazzante se non addirittura difficile da vivere in alcune sue caratteristiche.

Ed allora meglio focalizzare queste poche riflessioni sull’editrice che mi ospita da molti anni e che ha permesso ad un giovane calabro-lucano -come amo definirmi- di accrescere il proprio bagaglio culturale e pubblicistico di settore. “Apollinea” fece subito breccia nella mia innata voglia di conoscere la storia, la cultura, le tradizioni delle sommità poste esattamente al confine del mio territorio d’elezione: contattai la redazione, conobbi Mimmo Sancineto e nel giro di poche settimane si avverava la mia prospettiva di collaborare con una rivista che promuoveva il territorio che faceva da orizzonte alle mie letture in fatto di montagna: non lo conoscevo come editore, sia chiaro, ma l’expertise di quella rivista che avrebbe contribuito a far conoscere il paesaggio della Calabria che incontrava la Lucania, o da cui si allontanava, si impose robusta e solida!  
Riuscii a “conquistare” Mimmo Sancineto: un “curriculum” in borsa, un incontro nella sua rinomata galleria d’arte e sede editoriale e così avrei iniziato a scrivere per la montagna più settentrionale della Calabria e, contemporaneamente, per quella più meridionale della Lucania: dal numero 3 del maggio/giugno 1998 ad oggi, posso orgogliosamente affermare di essere tra i più fedeli e fidati collaboratori di “Apollinea”, nome evocativo, suggestivo ed immaginifico della nuova impresa editoriale che Mimmo aveva ideato mesi addietro: da allora, nel corso di 22 anni e quasi 80 articoli, la “Rivista Bimestrale del Territorio del Parco Nazionale del Pollino” rappresenta, per me, qualcosa di ben più intimo e profondo di un semplice organo di stampa. Sarà per le firme che vi si alternano, per l’autorevole “Comitato di Redazione” -nel quale Mimmo ha voluto inserirmi nel 2003-, per la qualità della veste editoriale cui Francesco Di Benedetto dedica le sue migliori energie; sarà per la varietà degli argomenti, per le splendide foto, per le accattivanti copertine. Sarà, insomma, per questo e per molto altro ancora che “Apollinea”, oggi prodotto editoriale luminoso ed illuminante, si è conquistata uno spazio assolutamente unico nel panorama editoriale calabrese delle riviste specializzate: uno spazio che nessuno, con questi risultati, aveva mai cercato di “occupare”, utilizzando un mix di energie culturali e professionali e sondando un territorio vasto ed articolato per paesaggi e tradizioni. 
Su queste pagine, come su quelle delle centinaia di pubblicazioni delle varie collane editoriali, che puntualmente narrano la montagna della Calabria più settentrionale e della Basilicata più meridionale -che è, poi, la stessa montagna…- al contempo bagnata dai due mari che l’accarezzano, sono riuscito a conquistarmi spazio, confrontandomi con vere “autorità” del paesaggio calabrese, come con quel Francesco Bevilacqua che è diventato, nel tempo, una sorta di “faro delle sommità calabresi”, tanto autorevole, colto e stimolante appare nella sua versione “montanara”. 
E questa squadra rodata ho avuto al mio fianco nel luglio del 2005, quando videro la luce, sotto le insegne di questa elegante editrice, le mie “Tracce di Calabria”, un omaggio alla percentuale calabrese delle mie radici, un inno alla natura, un invito ad amare questa terra, senza nasconderne -ovviamente- le negatività, gli interrogativi, i lati oscuri. Ricordo ancora la presentazione del 24 agosto di quell’anno, con Mimmo presente a rappresentare, non solo editorialmente, il mio libro, che da allora -con sincero orgoglio personale- insieme ad “Apollinea”, fa bella mostra di sé nelle biblioteche personali di centinaia di prestigiose firme della cultura nazionale cui continuo ad inviarli, proprio per amplificare la portata della funzione divulgatrice che “Il Coscile” impersona da 50 anni esatti. Come mi era capitato, in tante occasioni, con l’indimenticabile amico Rolly Marchi, fin dentro il suo natìo Trentino, forte ed autentico, la sua Cortina montana e mondana, la sua Milano colta ed avanzata: lui che dirigeva la sua patinata “La Buona Neve”, ricca di immagini, di sponsor altisonanti, di volti noti, di celebrità del bel mondo della montagna, cortinese e non. Come continua ad accadere con un illuminato editore di Falcade, perla delle Dolomiti bellunesi, quale Bepi Pellegrinon, giusto a due passi dai luoghi cari a Giovanni Paolo I. Insomma: la Calabria ed il Pollino in bella mostra all’ombra delle montagne più belle del mondo, entro luoghi di celebrità e mondanità. Con Mimmo è natta, ovviamente, una forte amicizia, che va ben al di là del freddo e commerciale rapporto editoriale: ho l’età per essere suo figlio, un figlio che guarda ad un “padre-editore” che da cinquant’anni si spende per regalarci un’immagine più accattivante della nostra Calabria, delle sue montagne, dei suoi figli migliori, nonostante la solita maledetta abitudine tutta meridionale, tutta calabrese, e purtroppo anche lucana, di ostacolare il naturale progresso locale. D’accordo: non viviamo all’ombra di “quelle” Dolomiti, ma la natura non ci ha certo fatto mancare nulla. Anzi: ci ha donato pure Mimmo Sancineto e quel mirabile simbolo di una conchiglia come immagine plastica del nostro paesaggio, sospeso tra mare e monti. Che continueremo a difendere…
Auguri Mimmo! Auguri a “Il Coscile”…    

Apollinea.  Rivista Bimestrale del Territorio del Parco Nazionale del Pollino
Anno XXIII, numero 5 / Settembre/Ottobre 2019   

Praia a Mare, 28/08/2019                                                   Egidio Lorito

 

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