Per il costituzionalista «è assolutamente corretta la pronuncia della Corte, visto che si tratta di difendere l’indipendenza dei magistrato».

All’indomani della decisione della Corte costituzionale sull’ammissibilità di cinque degli otto quesiti referendari proposti, Ernesto Bettinelli evidenzia come «una delle condizione affinchè un membro della magistratura, giudicante o inquirente/requirente, sia realmente indipendente, è che sia lasciato operare in maniera assolutamente serena, senza il timore di subire i contraccolpi derivanti dalla sua stessa funzione giurisdizionale».    

Panorama.it, ha dialogato con il giurista cremonese, da sempre in forza all’ateneo pavese, anche sulla «funzione dinamica e proiettiva» riconosciuta ai referendum.

Ernesto Bettinelli, cremonese, classe 1946, è professore emerito di diritto costituzionale dell’Università di Pavia, ateneo in cui si laureò nel 1969 da allievo del prestigioso Collegio Ghislieri, discutendo una tesi sui partiti politici nell’ordinamento costituzionale italiano che ne avrebbe segnato anche la successiva carriera accademica, percorsa a Pavia, tranne un triennio a Genova agli inizi degli anni Novanta. Agli inizi degli anni Settanta, dopo aver aderito al Partito radicale, ha collaborato con il primo “Gruppo parlamentare radicale” nel corso della VII legislatura, partecipando alla redazione della rivista “Argomenti radicali” diretta da Massimo Teodori. Tra il febbraio del 1997 e l’ottobre del 1998 è stato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla funzione pubblica come tecnico indipendente, mentre dal 1999 al 2001 ha guidato il Comitato anno 2000 istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la risoluzione dei pericoli derivanti dal “millennium bug”. Dopo il collocamento a riposo, insegna Storia costituzionale.

Professore, partiamo dall’argomento del giorno…

«La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibili cinque referendum degli otto quesiti sottoposti al suo vaglio, afferenti al variegato mondo della giustizia italiana: hanno ricevuto il via libera quelli sulla legge Severino, quello sulla custodia cautelare, sulla separazione delle carriere dei magistrati, sull’elezione dei componenti del Csm e sui Consigli giudiziari, mentre sono stati sono stati bocciati quelli sull’omicidio del consenziente, sugli stupefacenti e sulla responsabilità civile dei magistrati».

Prossime tappe?

«Dovremo attendere, ovviamente, le motivazioni delle sentenze di ciascuno dei quesiti ammessi che verranno comunicate al Presidente della Repubblica e a quelli dei due rami del Parlamento: è sarà Sergio Mattarella, dopo la deliberazione del Consiglio dei ministri, a indire il referendum, che si terrà, come da prassi, in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno».

Professore, spicca l’inammissibilità del quesito referendario sulla responsabilità civile dei magistrati…  

«Attualmente, come sappiamo, si tratta di una responsabilità indiretta, mediata, nel senso che è solo lo Stato che risarcisce il cittadino che abbia subito un danno ingiusto, e solo successivamente ancora lo Stato potrà rivalersi sul magistrato che dovesse aver sbagliato nell’amministrazione della Giustizia».

Ma interviene sempre lo Stato anche nel caso di condanna ingiusta subita dal magistrato…

«Esatto. Sarà ancora lo Stato ad intervenire, parzialmente o totalmente, a risarcire il magistrato che dovesse essere stato condannato, a sua volta, in virtù di un errore inescusabile».

Domanda secca: come reputa la decisione della Consulta?

«Risposta altrettanto secca: assolutamente corretta, perché in questo caso si tratta proprio di difendere l’indipendenza, in tutti i sensi, del magistrato. Ricordo che una delle condizioni affinchè un membro della magistratura, giudicante o inquirente/requirente, sia effettivamente indipendente, è che sia lasciato operare in maniera assolutamente serena, ovvero senza il timore di poter subire i contraccolpi derivanti dalla sua stessa funzione giurisdizionale». 

Inammissibilità del quesito a tutela della sua serenità, dunque…

«Al giudice si richiede la scrupolosità e la correttezza nell’analizzare il caso concreto da ogni punto di vista, giuridico e fattuale. Può anche cadere in errore, il giudice, ma occorre distinguere, tra gli gli errori, quelli che fossero frutto della sua interpretazione, e in quel caso avremo normalmente il ricorso all’impugnazione nei diversi gradi di giudizio. Ma se venisse meno “lo scudo dello Stato” a difendere i magistrati,   correremmo il rischio di renderli carenti proprio di quella giusta e dovuta serenità».

La serenità come requisito e valore sostanziale dell’indipendenza della magistratura, pare di capire.

«Elemento portante e qualificante della sua attività decisoria, aggiungerei. Il magistrato, pur convinto graniticamente della propria decisione, per non incorrere nel anche solo nel rischio di essere chiamato in giudizio, potrebbe rinunciare al suo libero e motivato convincimento».

 

La decisione è in attesa della motivazione…

«Che leggeremo con grande attenzione: non c’è dubbio che la Consulta abbia ritenuto che senza questo scudo che garantisce la serenità di giudizio al magistrato, si sarebbe verificata una situazione normativa assolutamente pericolosa per la funzione giurisdizionale, tale da aprire a successive questioni di incostituzionalità».

In questo ha inciso anche il ruolo della stessa Consulta…

«Perché non possiamo dimenticare come la Corte Costituzionale sia un organo di chiusura, di salvaguardia costituzionale del sistema complessivo, per cui, a mio avviso, è assolutamente corretto che le sue pronunce possano censurare, a volte, possibili situazioni normative contrarie agli equilibri costituzionali».

E per gli altri quesiti afferenti al sistema-giustizia?

«Si tratta di procedere preferibilmente seguendo le proposte governative elaborate dalla Ministra Cartabia che mi sembrano assolutamente ragionevoli e dotati di aspetti specifici».

Avvertiamo come le riflessioni in tema di referendum risentano della sua storica vicinanza al Partito radicale…

«Da studioso di storia costituzionale, non potrò non ricordare come omogenea e complementare alla concezione dello Stato sia la previsione, nel modello costituzionale, della c.d. democrazia diretta, da valutarsi come uno dei presupposti essenziali per la formazione dell’indirizzo politico».

Professore, l’effetto “referendum” sull’opinione pubblica è fondamentale.

«La Corte costituzionale, come sappiamo, ha il compito di contrastare anche gli umori contingenti e non sufficientemente meditati di un’opinione pubblica magari prevalente, a tutela dei principi e dei valori costituzionali». 

Il rischio distorsione è palese…

E sappiamo che in uno Stato di diritto, una maggioranza non potrà mai adottare delle decisioni che dovessero apparire incostituzionali. Ed infatti quando anche alcune leggi dovessero essere apprezzate dalla stragrande maggioranza dei cittadini, potrebbero non essere coerenti con lo spirito e le enunciazioni della nostra Carta costituzionale».

Panorama.it                                                             Egidio Lorito, 19/02/2022            

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