Abramo Editore, Catanzaro 2009,  pp. 143, € 15,00

Quando conobbi Cesare Mulè, durante il coordinamento di una serata culturale a favore del progetto conclusivo del Sevizio Civile Nazionale nel dicembre del 2006, organizzata dalla locale Associazione Pro-Loco, ebbi il piacere di introdurre un intellettuale calabrese contrassegnato dal forte impegno sociale e politico: era stato Sindaco di Catanzaro alla fine degli anni ’70, durante un agitato momento della storia del nostro Paese ed anche presidente del primo Consorzio Aeroportuale di Lamezia Terme che nel 1976 avrebbe contribuito, sul piano logistico-organizzativo, ad avviava l’attività commerciale del neonato aeroporto, destinato al felice compito di aggiungere nuove rotte aeree ad una Calabria sempre più desiderosa di prendere il volo, nel senso più vero della parola. Ne è nata una bella ed intensa amicizia, corroborata -soprattutto- dalla comune attività nella promozione culturale e turistica di questa terra di Calabria, alla quale sto dedicando molte energie personali e professionali, nonostante rimanga, per me, un grande enigma.

“Corrado Alvaro ha una bibliografia critica sterminata e di valore ed avventurarsi a nuove esegesi è improbo e forse inutile. Da sconsiderato ho tentato, con molto rispetto, di recare comunque un contributo probabilmente marginale ma preciso senza svolazzi retorici ed amplificatori per accrescere la conoscenza di un personaggio che forse non gradisce tutto il rumore che si fa su di Lui e le sue opere. Il nostro era schivo e pudico”. In queste essenziali pagine, Cesare Mulè -giornalista e scrittore catanzarese, esperto conoscitore della vita culturale della città, Catanzaro, in cui Corrado Alvaro si formò e mosse i suoi primi passi da intellettuale e scrittore europeo- ci consegna un ritratto moderno ed accurato di un autore originale e controverso come solo Alvaro riuscì ad essere: la figura e l’opera di un scrittore fondamentale del ‘900 europeo indagata nei suoi temi cruciali, a partire dalla ricostruzione del rapporto originario fatto di contraddizioni, conflitti e concordanze sentimentali e culturali con la sua terra d’origine, la Calabria sempre al centro dell’opera -e delle opere- di Alvaro. “E’ nato nel 1895 a San Luca, piccolo paese aspromontano; frequenta le classi elementari in paese, in una chiesuola diroccata priva finanche di sedie e di banchi. Ancora ragazzo, dal padre Antonio, pragmatico e fantasioso personaggio a cui dedica bellissime pagine d’introspezione, convinto che l’acculturazione è strumento di riscatto e di avanzamento sociale, è avviato fuori regione a studiare. Nello zibaldone ricorda: <<da noi, in Calabria, la vita dei nostri padri era tutta nella speranza dei figli che andavano agli studi e si sarebbero fatta una posizione. Era la loro vendetta sociale>>”. Da quella data, sino ai lunghi periodi di soggiorno all’estero -la Francia diventerà una splendida terra d’adozione e di ammirazione, tanto che uno degli articoli più celebrativi recherà il titolo “Un nouveau conteur italien Corrado Alvaro- la parabola evolutiva del nostro diventerà una fantastica partita in salita, nel senso che le vette raggiunte, i successi conquistati, i riconoscimenti ambiti faranno di lui il più conosciuto intellettuale calabrese del XX secolo. In Germania scrisse il suo capolavoro, quel “Gente in Aspromonte”, “tutto sangue e sudore” ed il successivo Premio Strega lo consacrerà nel definitivo Olimpo della cultura nazionale ed Europea. Un saggio biografico ed esegetico, questo di Mulè, che ci restituisce un Alvaro studente liceale nella Città dei Tre Colli, giovane e pensoso soldato, inviato speciale a Parigi e a Berlino, testimone perspicace e protagonista della vita culturale italiana tra le due grandi guerre. Condotto con prospezioni critiche originali, che danno pieno rilievo della coerente eticità e fine capacità di osservazione del più grande ed indiscusso scrittore calabrese. Le vicende alavariane sono esposte e considerate da Mulè nel suo consueto, limpido ed elegante stile. Ricco ed inedito risulta anche il corredo iconografico costituito da immagini fotografiche e pittoriche d’epoca e da rare caricature.  


Il Tetto n. 275 LXVII- Gennaio-Febbraio 2010                                    Egidio Lorito  

Torna su