Anno 2005: Paola Helzel, Il diritto ad avere diritti. Per una normativa della cittadinanza, Cedam, Padova, 2005. Citazione a pagina 64
IL DIRITTO AD AVERE DIRITTI
(...)ci viene garantita, ha finito con il provocare uno dei fenomeni di massa più terribili e disumani, che è appunto la solitudine.
Il mondo anglosassone, come mette acutamente in risalto Gentile, definisce la privacy come quel diritto dell'individuo ad "essere lasciato solo"(224). La solitudine, però viene intesa dagli anglosassoni, in termini positivi come «la connotazione propria del privato, che può assumere un aspetto sentimentale, nel senso romantico dell'isolamento, ma che ha una ben più precisa struttura razionale, quella dell'unicità»(225). E' opinione comune, infatti, che nella vita di ogni uomo vi sia una "zona", come la definisce Gentile, nella quale ognuno è assolutamente unico ed incondizionato, libero da regole perché soggetto solo alla propria volontà e giudice delle proprie azioni(226).
Il concetto di privacy, però, così come è stato fino ad ora descritto dalla Arendt, riassume in sé tutte quelle connotazioni negative che hanno in seguito determinato il fenomeno della società di massa con i relativi esiti nefasti sfociati, come tristemente noto, nei regimi totalitari.
224 Sul concetto di privacy come "diritto ad essere lasciato solo", s. v. S. RODOTÀ, Tecnologie e diritti. Roma 1994, p. 19.
225 E GENTILE, Politica autiet statistica, Milano 2002, 68;sulla nozione di privacy, s. v. anche il testo di Egidio LORITO, Informazione e libertà, Fisciano 2001, pp. 57-73;L. MUNFORD, La cultura delle città, trad. k., Milano 1953, p. 29, il quale sottolinea intorno agli anni '50, come il concetto di privacy possa legarsi a quello di «senso di intimità: questo, infatti significava la possibilità di appartarsi a volontà dalla vita e dalle occupazioni in comune coi propri associati, [... ] come fine delle reciproche relazioni sociali fra i ranghi superiori e quelli inferiori del regime feudale [...]».
226 Ibidem.