Adagiata tra mari e monti

A vederla adagiata com'è, in posizione tranquilla, a circa 600 m s.l.m. sulle pendice del Monte La Ciagola (m. 1462), Aieta non può non ricordare ad abitanti e turisti quanta storia echeggi tra i suoi vicoli, nelle sue piazzette, nei suoi boschi. Il paese oggi raccoglie su una superfìcie di 48 kmq circa 1100 abitanti;la sua posizione, quasi a cavallo tra il mare e le ultime propaggini della catena del Pollinio (siamo all'estremo lembo nordoccidentale), ha storicamente rappresentato un ottimo baluardo difensivo nei confronti di quei popoli che la «storia» da questa parti ha eletto protagonisti.

La geologia del sito è quella tradizionale della collina calabrese: rocce ignee e sedimentarie sconvolte a più riprese da movimenti tellurici (ultimo quello del marzo 1982), che hanno creato anfratti, burroni, inghiottitoi e doline, rocce esposte quotidianamente all'azione corro siva del mare.
Una posizione che se da un lato permetteva «la difesa dalla ferocia di incursioni piratesche di longobardi e musulmani», dall'altro la rendeva «esposta al soffiar dei venti e alla frequenza di orribili tempeste», come si legge nella monografìa di Aieta curata dallo storico locale Vincenzo Lomonaco nel 1858.
E da queste parti la «storia» ha permesso lo stanziamento o il semplice passaggio di popoli e di genti tra le più disparate; dalle popolazioni autoctone che già 150.000 anni avanti Cristo (Glaciazione di Riss) cacciavano il cavallo selvatico, agli Fileni del IX secolo avanti Cristo che dall'Asia minore si erano spinti sin qui per fondare nuove colonie (quelle della futura Magna Grecia), ai Romani che giù a valle conquistarono le città simbolo del luogo. Blanda (l'odierna Tortora) e Laos (Scalea) tra il 400 e 11 389 a.C., città che divenute colonie per la loro fedeltà a Roma ottennero l'ambito riconoscimento di «Civitates Optimo Iure».Da queste parti alcuni grandi della storia hanno lasciato le loro tracce: vi passarono lo storico e geografo greco Strabone, il poeta latino Ovidio Nasone, pare anche Cicerone, a voler dare ascolto allo storico Livio nella sua «Ab Urbe condita» (XXIV,20);e che dire del passaggio di Garibaldi che, proveniente da sud, si fermò il 3 settembre del 1860 per qualche ora nella casa di campagna di un tal Blagio Lomonaco Melazzi.
Narra lo storico George Maculay Treveiyan nella sua "Garibaldi e la formazione dell'Italia ( 1913)": «Non c'è in tutta la linea costiera dell'Italia un posto più bello di quello dove i monti si protendono l'un dietro l'altro a precipitarsi nell'acqua. Tanta aspra bellezza si contempla meglio dal mare ma Garibaldi, stanco, si adagiò e dormì nella prua ...».
Dunque la «storia»! Quella storia che quasi vorrebbe sconfessare quell'altra storia, matrigna e dolorosa fatta di emarginazione, piaghe sociali... emigrazione; quella storia dove «...Cristo non è mai arrivato, né vi è arrivato il tempo, ne l'anima individuale, ne la speranza, ne il legame tra la causa e gli effetti, la ragione, la storia» (Carlo Levi, Cristo si è fermato ad Eboli), Ed Aieta non è poi così lontana dai paesaggi dello scrittore torinese;Irsina, Montalbano, Pisticci, Ferrandina...altri luoghi della nostra memoria storica. Aieta allora;strano questo toponimo. La tradizione lo vorrebbe legato al nome greco aetos (aquila), come sembrerebbe affiorare dal resoconto della seduta del consiglio comunale del 1865. Altri vorrebbero far risalire lo stemma comunale al simbolo di una delle prime famiglie storiche del luogo, gli Scullando, il cui stemma era di origine normanna. Tra i vari casati-feudatari del luogo ricordiamo i Cosentino di Aprigliano che tennero II feudo tra il 1571 e il 1767, e gli Spinelli di Scalea che acquistarono nel 1767 il feudo per 111.850 ducati.
...il Principe Antonio Spinelli era stato ottimo licitatore e maggiore offerente il 2 settembre del 1767 tanto che Domenico Cosentino sopraffatto da grave coltre di debiti che pesavano sul feudo da tempo, lo vendette agli Spinelli, principi di Scalea». Ed è proprio a questa famiglia che sarebbe stato legato l'omonimo Palazzo Spinelli. Il palazzo Marchionale che gli storici dell'arte considerano una vera meraviglia del Rinascimento Calabrese;costruito nel XIII secolo da RIccardo Loyra, divenne oggetto nel 1529 di un celebre esproprio da parte di Cario V.
Notevole è la facciata occidentale che evidenzia tre piani con un loggiato rinascimentale con sopra ben nove mascheroni;si spera che i lavori di restauro, iniziati in pratica due secoli fa(!) restituiscano 11 palazzo al visitatori e alla gente del luogo.

Per informazioni su visite ad Aieta;
Comune: 0985/71016
Pro Loco: 0985/71250

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