L’autore del libro-intervista al Gran maestro Ettore Loizzo spiega che cos’è realmente la massoneria. E la distingue dalle tante deviazioni, oggetto di varie inchieste giudiziarie Francesco Kostner già collaboratore del quotidiano Gazzetta del Sud e, per molti anni, responsabile delle Relazioni esterne e Comunicazione e capo Ufficio stampa dell’Università della Calabria, ha indagato a fondo origini e significato dell’antica associazione di fratellanza, partendo da una sua conversazione con Ettore Loizzo, già Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia durante la seconda Gran Maestranza di Armando Corona.
«Un pensiero fresco, vivace e coinvolgente. E una capacità di scrutare oltre il mondo massonico, di cui Ettore Loizzo, Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, è stato tra i maggiori esponenti.
Francesco Kostner si è spesso confrontato con protagonisti della storia contemporanea del nostro Paese come testimoniano le due conversazioni con l’ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis; la ricostruzione della complessa vicenda giudiziaria che coinvolse Giacomo Mancini, una delle personalità più importanti del socialismo italiano; il dialogo con Costantino Belluscio, politico e giornalista calabrese, il più stretto collaboratore del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat negli anni del settennato al Quirinale, dal 1964 al 1971.
Panorama.it lo ha incontrato all’indomani della pubblicazione del saggio «Ettore Loizzo. Confessioni di un gran maestro» (Pellegrini Editore, 2020), per cercare di capire cosa sia realmente la massoneria e per distinguerla dalle tante “deviazioni” che ancora oggi rendono l’argomento un terreno minato. Soprattutto in Calabria, all’indomani delle celebri inchieste di Agostino Cordova e Luigi de Magistris.
Domanda non certo scontata: cos’è la massoneria? Panorama.it Egidio Lorito, 02/03/2021
«Non credo di poter aggiungere altro a quanto si può leggere sul sito del Grande Oriente d’Italia. Oltre certe affermazioni di principio, un non massone, che però non ha pregiudizi di alcun tipo e verso nessuno, non può andare».
E’ importante fare chiarezza, soprattutto oggi.
«Dovrebbe essere un principio generale da rispettare: se non conosco, non posso parlare, come quando si parla della Massoneria. La presunzione, l’ignoranza, la generalizzazione sono spesso fonte di abbagli clamorosi».
Ci preme un altro chiarimento: logge regolari e logge coperte…
«Ripeto: posso parlare solo di ciò che conosco».
Nella sua pubblicistica spiccano alcuni saggi con Costantino Belluscio.
«Prima addetto stampa e poi segretario particolare del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, parlamentare dal 1972 al 1987».
Faceva parte di una generazione di sindaci col “garofano rosso”.
«Belluscio è stato Sindaco di Altomonte, qui in Calabria ed insieme ad altri sindaci socialisti come Giacomo Mancini, Francesco e Sandro Principe, Sisinio Zito, ha segnato la storia amministrativa della regione per visione, strategia, e progetto».
Si scoprì che Belluscio fosse massone.
«Era sottosegretario agli affari esteri nel Governo Forlani: uno dei sette componenti di quel governo (2 ministri e 5 sottosegretari) che risultarono nella lista di 962 iscritti alla loggia massonica P2. Quell’elenco fu rinvenuto il 17 marzo 1981 nella fabbrica “La Giole”, a Castiglion Fibocchi, vicino ad Arezzo, di proprietà dell’imprenditore Licio Gelli».
E cosa fece?
«Belluscio tenne un intervento alla Camera dei Deputati il 9 luglio del 1981: quel testo, “La difesa della dignità umana in una società democratica” fu un attacco coraggioso all’ipocrisia e alla pusillanimità di tanti».
Se le cito Ettore Loizzo?
«Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, la più grande e importante obbedienza massonica italiana durante la Gran Maestranza di Armando Corona, il maestro indiscusso».
Apprezzato, a quanto pare.
«“Un massone a tutto tondo”, lo definisce il Gran Maestro Stefano Bisi, che addirittura ritiene quella di Loizzo “una delle pagine più belle della storia del Grande Oriente d’Italia”».
Militanza lunga, quella di Loizzo
«Sessantasei anni, contrassegnati da coerenza, coraggio e determinazione, in modo particolare agli inizi degli anni ’90, dopo l’inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova».
Lo conosceva bene?
«Per intervistarlo lo frequentai quotidianamente per un paio di mesi. E il nostro rapporto non s’è mai interrotto».
Ma non ha “spinto” più di tanto perché lei entrasse nel GOI…
«Apprezzava la mia determinazione a difendere il diritto di ogni massone ad essere rispettato».
Apprezzò la sua richiesta di intervistarlo?
«Gli fece molto piacere la mia disponibilità, visto che i giornalisti con il “grembiulino” erano spariti dalla circolazione».
Era il periodo dell’inchiesta del procuratore Agostino Cordova.
«Secondo il procuratore, “’ndrangheta e grembiulini” di mezza Italia andavano a braccetto».
Ma era effettivamente così?
«Quando leggiamo, per esempio, di un sacerdote che ha abusato di un bambino, possiamo concludere che nella Chiesa siano tutti pervertiti? E’ chiaro che no!».
Che vuol dire?
«Che le mele marce sono dappertutto. Ma non posso tagliare l’albero per liberarmi dei frutti bacati».
Agostino Cordova indagò sulla massoneria deviata.
«Appunto, deviata: perché disattendeva i principi di onestà, probità, rispetto delle regole. Come, appunto, i sacerdoti che agiscono nel modo spregevole che ho ricordato…».
E nel calderone era finito anche Ettore Loizzo.
«L’inchiesta, che è costata molto alle casse dello Stato, mi pare sia stata smentita su tutta la linea».
La massoneria italiana ne subì un contraccolpo, in ogni caso.
«La Gran Loggia d’Inghilterra, supremo riferimento della Massoneria internazionale, privò il Grande Oriente d’Italia del suo riconoscimento. Espulso Di Bernardo, Ettore Loizzo ed Eraldo Ghinoi traghettarono il GOI all’elezione del nuovo Gran Maestro, Virgilio Gaito, avvenuta nel dicembre 1993».
Loizzo registrò una rapida ascesa.
«Carattere, determinazione e lunghissima militanza fecero di Loizzo un punto di riferimento certo del Grande Oriente d’Italia, fino alla sua scomparsa, nel 2011».
L’ha affascinata, inutile nasconderlo.
«Mostrava una freschezza culturale sorprendente, anche se alcune valutazioni, come nel caso delle responsabilità di Licio Gelli in determinate gravissime vicende che hanno segnato la storia del Paese, sono state smentite».
Dialogare con il numero due della massoneria…
«Non fu facile e gli dissi che non avrei accettato altri rinvii, dopo i numerosi appuntamenti puntualmente cancellati all’ultimo minuto».
Forse perché la stava mettendo alla prova
«Ebbi il sospetto che quello snervante tira e molla non fosse casuale: era una sorta di verifica della mia tenuta nervosa».
Un aspetto di quella conversazione che la colpì?
«Loizzo, utilizzava una sorta di planning sgangherato, un diario di bordo miracolosamente scampato a un naufragio, annotando ogni cosa con una scrittura simile a geroglifici».
Sia più preciso, non faccia il misterioso…
«Il Gran Maestro non scriveva mai una parola o un appunto per intero, ma sigle, trattini, punti, virgole, che cancellava e modificava, anche a distanza di pochi secondi dalla stesura iniziale».
Scrittura criptica…
«Un misterioso alfabeto personale attraverso il quale annotava minuziosamente ogni istante della sua giornata».
…e atmosfera riservata, da “riunione” massonica.
«Non si faccia travolgere dalla fantasia».
Tutto questo modo di comportarsi non la insospettì?
«“È un gesto di riguardo nei tuoi confronti”, sottolineò mentre continuava a osservarmi con attenzione, ma lasciandosi andare finalmente a un rassicurante sorriso».
Un modo per avvertirla…
«Ma per carità. Sicuramente, però, lo avrei deluso non poco se, in qualche modo, avessi interrotto la continuità relazionale che si stava instaurando».
Una conversazione in più puntate.
«Dieci incontri, sempre nel primo pomeriggio, di un’ora. Non lesse il lavoro finale, consegnandomi la prefazione scritta da “Armandino”, come affettuosamente chiamava il Gran Maestro Armando Corona».
Emerse qualche nome di assoluto riguardo?
«Non mi chiese se avessi provveduto a cancellare, dall’elenco dei massoni di cui mi aveva parlato, il nome di un insospettabile Fratello, insigne politico e accademico, deputato all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana e tra i principali artefici della Carta Costituzionale».
Un nome imbarazzante, allora...
«Un’appartenenza insospettabile e letteralmente esplosiva che la Massoneria non sarebbe stata in grado di difendere».
Neanche lei ce lo può svelare quel nome?
«No, almeno non in questo momento. E’ un impegno che ho preso con Loizzo in persona».
Intanto lei aveva superato la prova!
«Al termine dell’ultima registrazione, tirò fuori da un cassetto della scrivania una sua foto con le insegne di Gran Maestro aggiunto, sul cui retro scrisse un’affettuosa dedica».
Promosso a pieni voti?
«Mi chiamò per dirmi che aveva ricevuto decine di telefonate anche da parte dei giornalisti calabresi con il grembiulino che in occasione di un convegno dedicato ai fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, avevano declinato il suo invito a moderare la conferenza stampa».
E toccò a lei moderare l’incontro…
«“Regolai il traffico” durante l’interlocuzione tra il numero uno del Grande Oriente d’Italia ed i giornalisti accorsi con la speranza di strappare qualche dichiarazione piccante».
Alla fine, cosa ne ricavò?
«Dio solo (o il Grande Architetto, nel quale credono i massoni) poteva sapere quanto mi sarebbe costato nel corso degli anni quel gesto di disinteressata disponibilità».
Ammirazione, invidia, o cattiveria gratuita?
«Opportunismo. Paura: quella conferenza stampa mi ha creato molti problemi anche in contesti che dovrebbero valorizzare il confronto, arginare ogni forma di pregiudizio, difendere la diversità delle idee».
Quali, mi perdoni?
«Ambienti scientifici e culturali in cui pullulano massoni in servizio permanente effettivo, e schiere di “assonnati”, terrorizzati solo all’idea che qualcuno ne ricordi l’antica militanza».
Emerge una sorta di ipocrisia.
«Quasi che aver indossato il “grembiulino”, magari dopo averne tratto vantaggi e gratificazioni, rappresenti agli occhi dell’opinione pubblica una sorta di peccato senza riparo».
Da qui la necessità di distaccarsene…
«Già! Come se la scelta di entrarne a fare parte venisse, successivamente, considerata scellerata, e in rapporto alla quale fosse opportuno a ogni costo prendere le distanze».
Come se ci si volesse ora sottoporre ad una purificazione.
«Chiunque ne abbia fatto parte non potrà mai cancellare questa particolare “identità”, sempreché la scelta iniziale sia stata sincera e animata dai migliori propositi».
Sia sincero: quella conferenza stampa l’ha esposta a qualche voce incontrollata.
«La mia presenza con Virgilio Gaito, Ettore Loizzo e altri esponenti di punta del GOI, venne risucchiata nel vortice gossipparo».
Le diedero del massone, forse?
«Senza forse».
Doveva attendersi queste conclusioni…
«Scontate, viste le nefandezze e le turpitudini d’ogni specie che si additano ancora a chi navighi entro il mare della massoneria regolare».
Ma lei era un giornalista.
«Agii correttamente per onorare un fondamentale principio etico e culturale, di natura professionale, che prescinde dall’appartenenza alla Massoneria».
Ovvero?
«Aiutare chicchessia ad esprimere liberamente le proprie idee, anche quando non si condividono. Esattamente ciò che mi ha spinto a intervistare Ettore Loizzo».
Veniamo ad oggi. Dalla massoneria “ordinaria” a quella deviata…
«Ricominciamo?».