Panorama - Articoli 2021

Il politologo, allievo di Giovanni Sartori, denuncia come i partiti si siano avvitati intorno alla nomina del Capo dello Stato, rinunciando ad affrontare i gravi problemi del Paese. 

Grazie ai suoi studi sulla crisi della nostra democrazia, il politologo osserva come l’intero dibattito politico si sia avvitato intorno all’elezione del capo dello Stato, «perdurando l’incapacità di riuscire ad approvare riforme istituzionali che consentirebbero una governabilità in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini». Evidenziando come «ingessare il conflitto partitico per quanto possibile ed affidarsi, questa volta, a un tecnico con capacità politiche per le sue precedenti esperienze di presidente della Bce, come Mario Draghi, sia servito soltanto a rispondere all’emergenza e all’acuirsi della crisi politica».

Alla guida della Regione Basilicata dal novembre del 2013, Marcello Pittella era stato arrestato e posto ai domiciliari la mattina del 6 luglio 2018 all’esito dell’operazione “Suggello” condotta dalla Guardia di Finanza di Matera e coordinata dal procuratore capo Pietro Argentino. 

Le gravi accuse di falso e abuso d’ufficio, quale dominus della macchina sanitaria regionale, lo vedevano coinvolto insieme ad altre 29 persone -manager, dirigenti ed imprenditori legati a vario titolo all’ambiente politico, amministrativo e sanitario regionale. All’epoca il Gip del Tribunale della Città dei Sassi, Angela Rosa Nettis, aveva emesso 30 ordinanze cautelari, delle quali la più pesante dal punto di vista degli effetti politici, notificata proprio al presidente in carica: «E’ Pittella -scrisse- che influenza le scelte gestionali delle aziende sanitarie e ospedaliere interfacciandosi con i direttori generali che sono stati nominati con validità triennale dalla sua giunta».

Il professor Tullio Padovani, difensore di Marcello Dell’Utri, spiega come il recepimento della direttiva europea 343 rafforzerà le garanzie sulla presunzione d’innocenza. 

A partire dalla conferenza stampa. Si va dalla stretta sulla fuga delle notizie al necessario utilizzo di una precisa terminologia per definire i rapporti tra Autorità giudiziaria e giornalisti.
Padovani: «Dovrebbe sparire, finalmente, quella fastidiosa e pericolosa gogna mediatica da sempre ingiusto corollario ai procedimenti giudiziari».

Il costituzionalista di Roma Tre attacca il sistema dei partiti che ha trasformato la nomina del capo dello Stato in un gioco di manovre segrete e accordi sottobanco

«Questa concentrazione di energie e alchimie politiche sulla scelta del nome del nuovo Presidente è frutto di una distorta lettura costituzionale del suo ruolo». Utilizzando una metafora calzante, il professor Michele Ainis avverte che «non stiamo scegliendo il pilota, ma il meccanico del nostro ordinamento».

Il costituzionalista della Università Magna Graecia di Catanzaro, allievo di Temistocle Martines, si sbilancia su alcuni nomi in vista dell’elezione del successore di Sergio Mattarella. 

Tra accademici di chiara fama e politici di lungo corso, Ventura sostiene che «quando l’elezione del Capo dello Stato diventa un mero dibattito politico, anzi uno vero scontro partitico, assistiamo ad una ridondanza argomentativa del tutto fuori controllo, al punto che tutte le personalità indicate corrono seriamente il rischio di vedersi “bruciate”. Io stesso suggerirei dei nomi, avrei in segreto soprattutto un nome, ma soppeso bene il rischio cui fare andare incontro queste personalità».

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