Antonio Baldassarre interviene sull’intricata vicenda politico-giudiziaria che si è creata dopo l’assalto alla sede romana della Cgil. 

«C’è stata una cattiva gestione dell’ordine» dice il presidente emerito della Corte costituzionale a Panorama.it. «Il problema è che se si mette in dubbio, politicamente, l’operato della titolare del dicastero, si vanno a toccare gli equilibri interni al governo».
E sulla leggerezza nella gestione della vicenda: «C’è stata una cattiva gestione dell’ordine pubblico: il problema è che se si mette in dubbio, politicamente, l’operato della titolare del dicastero, si vanno a toccare gli equilibri interni al governo…».
Sette giorni dopo le violenze esplose a margine della manifestazione “no green pass” di Roma, continua serrato il dibattito tra le forze politiche: in realtà la vicenda si sta cristallizzando tra il profilo politico-legislativo e quello più spiccatamente giudiziario. Ecco perché occorre ben riflettere sulla complessa vicenda: i partiti presenti in Parlamento non possono che esprimere giudizi di natura esclusivamente politica, senza che il richiesto scioglimento “de jure” di Forza Nuova possa realmente trovare sponda. Ben diverso, invece, il profilo giudiziario che si è incanalato in due procedimenti penali che cercheranno di fare luce sull’attacco portato dai militanti di Forza alla sede della Cgil di Roma, con il numero degli indagati intanto cresciuto.       

Proprio per un autorevole commento sulla vicenda, Panorama.it ha bussato alla porta di un illustre giurista, presidente emerito della Corte costituzionale, la cui voce non ha mancato di riservare, oltre ai tradizionali commenti di spessore costituzionale, qualche sortita sul versante più spiccatamente politico. Non senza sorprese…
Antonio Baldassarre si muove a suo agio tra una solida cultura giuridica e cordiali toni che tranquillizzano giornalista e pubblico dei lettori: come del resto fa da quando di anni ne aveva appena 29, avviando una lunga carriera di costituzionalista presso le Università di Camerino e Perugia, sino all’ordinariato presso la law school  della Luiss di Roma, di cui è stato anche vicepreside. E come fece quando, ad appena 45 anni, nel settembre del 1986, venne indicato a ricoprire -uno dei più giovani della storia repubblicana- la delicata funzione di giudice costituzionale, nominato dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga: carica ricoperta sino al 1995 e costellata dalla redazione di ben 400 sentenze, sino alla nomina a presidente del supremo organo di garanzia costituzionale tra il febbraio ed il settembre di quell’anno.
Presidente, lo scioglimento richiesto a gran voce di Forza Nuova merita un approfondimento.  
«Allo stato sussistono due possibilità giuridiche: o la scelta di un decreto-legge del governo, che stabilisca lo scioglimento di tale partito, sussistendo i richiesti motivi di necessità ed urgenza legati alla lampante messa in pericolo dell’ordine pubblico; oppure, attraverso la tradizionale via giudiziaria che accerti la natura “fascista”, ovvero estremista del movimento, occorre attendere un provvedimento di natura penale che ne determini lo scioglimento».
La più realistica delle due opzioni?
«Sicuramente la seconda, che affida all’organo inquirente/requirente, la responsabilità di far emergere la commissione di gravi reati contro l’ordine pubblico. Ho notizia di due procedimenti penali avviati dalla Procura di Roma, il primo attinente al sequestro del sito web del movimento e il secondo, quello ben più conducente ai fini del nostro ragionamento, afferente all’istigazione a delinquere, alla devastazione e al saccheggio della sede nazionale della Cgil. Sempre che i pm non si spingano a prefigurare anche il vincolo associativo».
Perchè vede poco praticabile la via della decretazione d’urgenza?
«Per l’evidente motivo che investendo direttamente il governo di un suo potere legislativo, tra l’altro caratterizzato da un marcato profilo politico, la decretazione d’urgenza potrebbe produrre serie conseguenze sulla stessa tenuta dell’organo esecutivo: nel caso in cui, ovviamente, non si raggiungesse un accordo bipartisan tra le numerose forze che, come noto, sostengono il governo-Draghi».
Un rischio per il premier!
«Praticamente. E da quanto trapela, pare che non ci sia un accordo generale, da parte di tutti i partiti dell’ampia maggioranza, sulle diverse proposte presentate dai gruppi parlamentari del versante “sinistro” dell’arco dell’emiciclo».
Conseguenze?
«Facilmente immaginabili: crisi di governo! Infatti, se si dovesse spingere -ma pare che Mario Draghi abbia già escluso questa via- sull’acceleratore di una soluzione “governativa”, la tenuta del governo verrebbe ad essere compromessa».
Il presidente Draghi ha esperienza da vendere…
«Assolutamente. Questa via è per lui impraticabile, perché il presidente del Consiglio è ben consapevole delle conseguenze per il suo esecutivo».
La palla torna ai partiti, a questo punto.
«Nel senso che le forze di sinistra (Pd, Psi, Iv e Leu) che stanno premendo sulle diverse mozioni esclusivamente per fini politici, non credo potranno raggiungere risultati apprezzabili. Il centro-destra, dal canto suo, potrebbe richiedere simili provvedimenti nei confronti di altri movimenti che, in passato, si sono resi protagonisti di altrettanti comportamenti esecrabili sul piano dell’ordine pubblico».
Presidente, lei prefigura una impasse parlamentare!
«La temo, se si continua su questa via: anche perché, tra le giuste rivendicazioni del centro-sinistra e le altrettanto legittime recriminations del centro-destra, a trovarsi schiacciata sarebbe la responsabile degli Interni Luciana Lamorgese».
Problemi politici in vista per il ministro?
«Francamente non credo, ma il ministro avrebbe potuto agire in maniera più efficace».
In che senso, presidente?
«Mi riferisco, soprattutto, alle chat sul social network Telegram, scambiate tra iscritti e simpatizzanti di Forza Nuova, in cui era ben chiaro che alcuni di essi avrebbero portato l’odioso attacco alla sede del principale sindacato italiano dei lavoratori. Si conoscevano da giorni le intenzioni violente degli assalitori».
Rimane la via giudiziaria…
«Per dare seguito all’evidente principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, visto che la Procura di Roma contesta fattispecie di reato ben integrate. E non solo…».
In che senso “non solo”?
«Beh, perché è l’unica via che non recherebbe ripercussioni politiche».
Intanto la vecchia questione dell’equilibrio tra gli articoli 21 (manifestazione del pensiero) e 17 (libertà di riunione) della Costituzione è tornata prepotentemente attuale.
«Vexata quaestio, aggiungerei, e a vicenda mi dà l’occasione di effettuare una netta distinzione. La manifestazione di Roma ha accolto un composito movimento del tutto legittimo che si rifà alle posizioni dei “no vax”. Ampio, articolato, multicolore, che non deve assolutamente essere confuso e mischiato con le espressioni violente dei seguaci di Forza Nuova».
Il copione si ripete…
«Perché in tutte le manifestazioni pubbliche che si radunano in cortei, accade sempre che si verifichino infiltrazioni da parte di movimenti eversivi o para-eversivi. Sabato scorso sono stati gli adepti dell’estrema destra a portare scompiglio: in altre occasioni, anche recenti, erano stati movimenti eversivi di sinistra ad essersi infiltrati nella piazza».
…perché il problema esiste!
«Perchè il principio costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero, tutelato dall’art. 21 della Costituzione, nello specifico va ad innestarsi nell’altrettanto costituzionale principio della libertà di riunione pubblica “pacificamente e senz’armi”, come recita l’art. 17 della nostra Carta fondamentale».
A proposito di “no vax”: lei come la pensa?
«Non seguo certamente la loro linea di pensiero, ma sono assolutamente d’accordo sulla circostanza che questi ultimi possano pacificamente e senza l’uso della violenza, protestare per le proprie idee. Sono sempre più convinto che questa vicenda, che sta assumendo toni ampi e forse anche preoccupanti, debba essere giuridicamente ricondotta sul terreno della tutela dell’ordine pubblico».
Richiama in causa la ministra Lamorgese!
«I servizi di intelligence avrebbero dovuto fare sì che le infiltrazioni fossero evitate per non trasformare una legittima e autorizzata manifestazione di piazza in una serie di scontri, assalti, atti eversivi dell’ordine pubblico. Da giorni le chat tra gli adepti di Forza Nuova erano sature di inviti allo scontro violento».   
E’ il classico equilibrio instabile tra libertà costituzionali…
«Esatto. La legittima manifestazione del pensiero dei “no vax” e il loro diritto di scendere in piazza a manifestare, il tutto nell’alveo della Carta costituzionale, si è scontrato -letteralmente- con le spinte eversive di Forza Nuova. Il profilo sostanziale delle due norme costituzionali testè citate viene, infatti, tutelato fin quando le rispettive espressioni, di pensiero e di riunione, avvengono pacificamente, senza il ricorso all’invettiva, alla diffamazione, da un versante, e ad atti che possano mettere in pericolo il tanto noto concetto di ordine pubblico, dall’altro.».   
Un equilibrio costituzionale portato al “punto di rottura”?
«Semplicemente perché soggetti terzi, infiltrati, si sono insinuati tra i legittimi manifestanti (donne, bambini, anziani), creando scompiglio e strumentalizzando la manifestazione a scopi di duro scontro eversivo. Il caso giuridico che ne è nato risiede tutto nel cattivo funzionamento della tutela dell’ordine pubblico e di servizi segreti che, evidentemente, non hanno ben funzionato». 
E si torna ad evocare la responsabilità del Ministero dell’Interno..
«La polemica ha già coinvolto la titolare Lamorgese, ma non credo sfocerà in nulla. Sarò ancora più chiaro: un problema di efficienza della politica dell’ordine pubblico c’è stato sicuramente, anche perché abbiamo assistito alle performaces di soggetti già noti alle forze di polizia che, soprattutto, nei giorni precedenti, tramite social media, richiedevano la massima partecipazione alla manifestazione, anticipando l’assalto alla Cgil».
Le falle sono state evidenti.
«Dal versante preventivo della tutela dell’ordine pubblico: sarebbe bastato, per limitare i danni, schierare una difesa adeguata alla sede del sindacato, protetto, invece, lo scorso sabato, soltanto dal proprio servizio d’ordine. E si badi che l’attacco al sindacato ha avuto un valore spiccatamente simbolico, al di là dei danni materiali, prontamente riparabili ».
Pare di vedere il suo dito puntato contro il Ministro…
«C’è stata una cattiva gestione dell’ordine pubblico, solo i cechi non avrebbero potuto accorgersene: il problema è che se si mette in dubbio, politicamente, l’operato della titolare del dicastero, si vanno a toccare gli equilibri interni al governo…».
Anticipa scenari futuribili?
«No, rimango sul terreno della realpolitik: ricordo che la ministra Lamorgese è stata fortemente voluta alla guida dell’Interno dall’attuale Presidente della Repubblica e dallo stesso premier Mario Draghi, al pari della Ministra della giustizia Marta Cartabia».
Si sbilanci!
«Mi attendo una grande dibattito parlamentare, nel corso del quale, come in una classica partita a carte, finirà “pari e patta”. E quella partita ricomincerà…».

Panorama.it                                                                    Egidio Lorito, 15/10/2021

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