Si sbilancia, forte di un vantaggio stimato, a suo dire, di 20-25 punti, il candidato governatore calabrese del centrodestra che fissa una serie di priorità: «Stop alla sanità commissariata da Roma, intervento sulla gestione idrica, sul turismo da digitalizzare, sul sistema della depurazione e sulla disoccupazione che ha superato il 20% ». 

Cosentino, cinquantaduenne, laureato in scienze economiche, Roberto Occhiuto è stato eletto a capo dei deputati di Forza Italia lo scorso 10 marzo: il 16 giugno la coalizione del centrodestra lo ha designato candidato alla presidenza della Regione Calabria in vista dell’appuntamento elettorale del 3 e 4 ottobre: oltre che dalle tradizionali forze , a sostenerlo saranno l’ Udc, “Coraggio Italia” di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro e “Noi con l’Italia” di Maurizio Lupi. 

Politico con alle spalle trent’anni di militanza, venne eletto per la prima volta consigliere comunale a Cosenza nel 1993, per approdare, sette anni dopo, in Consiglio regionale all’epoca della presidenza retta da Giuseppe Chiaravalloti. Dopo aver aderito al Ccd capeggiato da Pier Ferdinando Casini ed essere confluito nell’Udc, venne rieletto nel 2005 in Consiglio regionale con oltre 16.000 consensi, buon viatico per le politiche del 2008 che gli spalancano le porte della Camera dei deputati: cinque anni dopo, alle politiche del 2013 occuperà il secondo posto alle spalle di Lorenzo Cesa, leader nazionale, che gli precluderà la rielezione, con tanto di abbandono polemico del partito e adesione alla nuova versione di Forza Italia. Ma furono proprio le dimissioni di Cesa, eletto al Parlamento europeo, che gli garantiranno il ritorno, nel 2014, nell’emiciclo nazionale: rieletto nuovamente alle politiche del 2018, sarà vice presidente vicario degli azzurri e poi capogruppo facente funzioni dallo scorso, all’indomani della nomina a ministro dell’onorevole Mariastella Gelmini. In Calabria si torna al voto per il rinnovo del Consiglio regionale dopo la prematura scomparsa, lo sorso 15 ottobre, della presidente Jole Santelli, eletta il 26 gennaio dello stesso anno.
Panorama.it ha voluto ascoltare dalla sua viva voce le linee-guida, le priorità e la rottura con il passato. E l’onorevole cosentino sembra avere chiare le idee. Su come rivoluzionare la sua terra…     

Onorevole, ci parli di lei, in breve ovviamente.
«Preferisco siano gli altri a parlare di me, le autocelebrazioni non mi sono mai piaciute. Sono un politico, un uomo del Sud, in passato ho fatto l’editore televisivo, e adesso ho un’azienda agricola che produce un ottimo vino. Quello che faccio, nella vita e in Parlamento, lo faccio con passione e con determinazione. Sono capogruppo di Forza Italia alla Camera, un ruolo prestigioso che mi onora profondamente, ma ho scelto la Calabria. Il mio futuro è lì».
Si aspettava di essere designato a guidare la coalizione?   
«Fare il presidente della mia Regione è un sogno che avevo da tempo. Sono orgoglioso dell’investitura arrivata dalla coalizione di centrodestra. Ho lavorato parecchi mesi per questo obiettivo, e adesso sono pronto a ricambiare la fiducia ricevuta, in particolar modo dal presidente Berlusconi, e ad affrontare questa campagna elettorale».
Sia sincero: cosa l’ha spinta a scendere in campo?
«La Calabria è una terra bellissima, dalle immense potenzialità. Ma è giudicata, da sempre, una Regione ingovernabile. Ecco, questa è la mia sfida: io voglio dimostrare che la Calabria sia governabile, che possa rinascere. Voglio cambiare davvero le cose e regalare opportunità a tanti calabresi che da anni non aspettano altro».
Su chi l’abbia spinta non dovrebbero esserci dubbi…
«In realtà sono davvero pochi. La maggior parte dei miei amici o anche la mia famiglia mi hanno sconsigliato questa mission impossible. «Ma come, sei capogruppo alla Camera, in futuro forse potrai andare a fare il ministro, e lasci tutto?» Questo il ragionamento più gettonato. Sì, io ho deciso di lasciare il mio ruolo nazionale perché trovo ancora più stimolante la prospettiva di lasciare il segno in Calabria».
Il presidente Berlusconi ha affermato che la sua sarà una campagna elettorale nel nome di Jole Santelli.
«Jole Santelli ha dimostrato che la Calabria si può raccontare diversamente. Ma non la utilizzerò come vessillo in campagna elettorale, perché la sua memoria deve essere patrimonio di tutti i calabresi e non solo di una parte politica».
La Calabria è nel suo destino, da sempre.
«Non so se sia nel mio destino o meno. Però vede, io sono calabrese nel midollo. Sono nato in Calabria, amo profondamente questa terra che mi ha dato la possibilità di realizzarmi nella mia vita professionale e politica. Adesso vorrei utilizzare la mia esperienza, i miei rapporti costruiti in anni di impegno politico, per restituire alla Calabria quello che mi è stato dato in questi anni».
Guiderà una coalizione sostanzialmente coesa nella sua composizione tradizionale.
«Il centrodestra è unito in tutta Italia, e lo sarà anche in Calabria. Ci saranno inoltre le liste dell’Udc, di “Coraggio Italia” di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, di “Noi con l’Italia” di Maurizio Lupi, e anche una seconda lista di Forza Italia, che chiamerò “Forza Azzurri”. Siamo una coalizione forte, molto competitiva, stiamo costruendo liste di grande qualità, e siamo pronti a vincere e a governare».
E i recenti malumori degli alleati di Fratelli d’Italia?
«C’è stato qualche piccolo problema, ma scaturito da tensioni tra partiti a livello nazionale. In Calabria non abbiamo mai avuto scaramucce, ed anzi con Wanda Ferro (la commissaria regionale del partito, nda) c’è un rapporto positivo e consolidato. Comunque, verrà tutto superato, andiamo avanti verso la meta».
A proposito di alleati: cosa chiederà a tutti?
«A tutti chiederò di aiutarmi a cambiare la Calabria. Vorrei un centrodestra appassionato come me alle grandi questioni di governo: che riguardano la sanità, l’acqua, i rifiuti, lo sviluppo locale, il lavoro. Dobbiamo utilizzare l’occasione che avremo al governo della Regione per pretendere dall’esecutivo, anche attraverso l’aiuto delle aziende di Stato, che la Calabria sia in cima alle priorità nazionali».
Firmerete anche voi del centrodestra un “codice etico”?
«Io voglio di più di un burocratico “codice etico”. Ho chiesto in Parlamento, e questa mia idea è stata normata, che per la prima volta la Commissione parlamentare antimafia possa vagliare i candidati prima della presentazione ufficiale delle liste. Dunque, già nei prossimi giorni potrà esserci questo controllo preventivo. Voglio tenere l’asticella dell’attenzione altissima. Lo dico in modo chiaro: la ‘ndrangheta mi fa schifo, e non permetterò a nessuno di sporcare la vittoria del centrodestra».
Siamo sinceri: i candidati che facevano capo agli ultimi presidenti del centrodestra (nel 2000 Giuseppe Chiaravalloti e nel 2010 Giuseppe Scopelliti, presidenti compresi) qualche grana con la giustizia l’hanno avuta. 
«A dire il vero tutti i governatori, di destra o di sinistra, in passato hanno dovuto fare i conti con grane giudiziarie durante la loro presidenza. Anche per questo la sfida che ho raccolto necessità di grande coraggio. Io credo di essere in una condizione migliore dei miei predecessori, perché il centrodestra oggi ha 20-25 punti percentuali di vantaggio rispetto ai suoi competitors, e può consentirsi di presentare liste fortemente rigenerate».
Vale per i suoi candidati, soprattutto…
«Chiederò loro di avere la massima attenzione durante la campagna elettorale: è meglio perdere 100 voti che avere 1000 problemi dopo. Io stesso mi sto limitando soltanto ad incontri pubblici con amministratori, con candidati, con organizzazioni di categoria, evitando cene private e altri eventi tipici da campagna elettorale».
La Calabria ha bisogno di lasciarsi alle spalle una pessima immagine sul piano politico-amministrativo…
«Il primo investimento che dovrà fare il prossimo governo regionale sarà quello di lavorare per rilanciare la reputazione della Calabria. Bisogna governare bene la Regione per raccontare una terra piena di risorse, che non è solo ‘ndrangheta. Una Calabria che ha un capitale umano straordinario, che ha giacimenti culturali e naturalistici invidiabili. Vogliamo far conoscere a tutti una Calabria che il Paese non si aspetta».
Una parola sui suoi competitors attuali. La professoressa Amalia Bruni dovrebbe essere la sua naturale avversaria.
«Rispetto tutti, non temo nessuno. Anzi, non vedo l’ora di iniziare a confrontarmi nel merito dei problemi con i miei competitors, proprio a partire dalla principale avversaria».
Dopo mesi di immobilismo e difficoltà nella scelta del candidato, a sinistra sembrano aver raggiunto un equilibrio.    
«Non c’è due senza tre, adesso mi auguro si fermino anche loro. Ma mi appassiona poco occuparmi di ciò che accade nella metà campo a me avversa. Sono proiettato sul lavoro fatto e da fare: vinceremo contro qualsiasi candidato».
A sinistra si colloca anche Luigi de Magistris che sta raccogliendo molti proseliti, pare anche trasversali.
«Napoli è una bellissima città del Sud. Purtroppo negli ultimi anni ha avuto un sindaco disastroso che, dopo aver distrutto una metropoli che tutto il mondo ci invidia, adesso pensa di poter fare la stessa cosa anche in Calabria. No, grazie».
La sua ricetta per la Calabria.
«Non mi piace fare annunci, che peraltro in campagna elettorale sono per definizione poco credibili. Il mio programma non sarà un libro dei sogni: sarà intriso di concretezza e pragmatismo».
Ovvero?
«Innanzitutto basta con la sanità commissariata da Roma: dopo 12 anni è giunto il momento che siano i calabresi ad occuparsene. Chiederò al governo di metterci a disposizione la Ragioneria generale dello Stato e le competenze della Guardia di finanza per redigere i bilanci delle aziende sanitarie e per accertare la vera entità del loro debito. Prepareremo una riforma del sistema sanitario regionale con investimenti importanti in poliambulatori, nel sistema della medicina generale, in sostanza nell’ambito di quella che si definisce medicina del territorio».
Lo spreco dell’acqua grida vendetta. Per non parlare del ciclo dei rifiuti. 
«Chiederemo al governo e a Cassa depositi e prestiti di intervenire nell’ambito della gestione idrica e dell’ammodernamento delle reti: l’acqua è un bene prezioso e va usato bene e salvaguardato. Lavoreremo perché ci sia maggiore programmazione nella gestione dello smaltimento dei rifiuti: la Calabria ha meno di 2 milioni di abitanti, e dunque ha tutte le possibilità per essere autosufficiente».
L’organizzazione turistica andrebbe digitalizzata…
«Poi occorre rilanciare, anche attraverso i fondi europei del Pnrr, le infrastrutture, anche quelle digitali, e con esse far ripartire il turismo e conquistare in giro per il mondo nuove fette di mercato, abbiamo 800 chilometri di costa, un paesaggio più bello dell’altro: questa deve essere una delle chiavi della rinascita».
D’estate il mare non brilla sempre per pulizia. Poi, d’incanto, negli altri mesi diventa caraibico… 
«Occorre intervenire sul sistema della depurazione, potenziando i controlli per evitare i troppi ricorrenti fenomeni di inquinamento dei nostri due mari».
La disoccupazione ha sfondato il 20%: ultima in Italia, ottava peggiore percentuale in Europa.  
«Dobbiamo attrarre investimenti e imprese: il costo del lavoro, per effetto degli incentivi statali al Sud, da noi è già più basso, ma abbiamo tante risorse del Fondo sociale europeo che potrebbero essere usate per diminuirlo ulteriormente e per mettere in campo politiche attive più efficaci. Cercheremo, inoltre, di ridurre il bacino del precariato, davvero troppo ampio da noi».
Sul precariato si costruiscono le fortune clientelari…
«Dico sin da ora a quelli che vorrebbero votarci sperando di poter poi essere assunti come precari alla Regione o negli enti sub regionali, che il mio governo non assumerà alcun precario. Quindi, nel caso fosse questo il loro fine ultimo, che votino per gli altri…».
Pronostico finale
«Non mi piace fare pronostici, sono anche un po’ scaramantico. Ma in questo caso faccio un’eccezione: vinciamo noi».

Panorama.it                                                                    Egidio Lorito, 09/08/2021

Torna su