Intervista alla candidata alla presidenza della Regione Calabria, fondatrice del Centro di neurogenetica di Lamezia Terme: «Sarò il medico di 1.900.000 calabresi».   

Lo sblocco dello stallo in sanità, la valorizzazione delle giovani risorse, gli interventi per il lavoro che non c’è, la tutela dell’ecosistema e la nuova scommessa sul turismo sono le priorità su cui la 66enne direttrice del Centro regionale di ricerca neurogenetica ha poggiato la sua fresca candidatura alla guida della coalizione di centrosinistra.
   
Questa volta il centrosinistra calabrese dovrebbe aver fatto centro, a seguire la più classica delle regole, quella del “non c’è due senza tre” applicata al complicatissimo orizzonte regionale sul quale, negli ultimi mesi, erano calate se non proprio le tenebre, almeno allarmanti nuvoloni che avevano fatto mettere al “brutto” il barometro delle proprie condizioni. Non certo meteorologiche.

A rinunciare era stato per primo Nicola Irto, giovane e votatissimo consigliere regionale Dem, già presidente della massima assise politica regionale, in un primo tempo acclamato candidato alla presidenza e successivamente rifiutato dai 5Stelle; era poi seguita, nel giro di poche ore, la nomina e l’abbandono dell’imprenditrice Maria Antonietta Ventura, indicata candidata e repentinamente costretta a lasciare a seguito dell’invio di ben due interdittive antimafia ad un consorzio di imprese riconducibili all’azienda familiare, uno dei più importanti gruppi italiani nel settore delle costruzioni ferroviarie. In realtà, la sua candidatura aveva creato malumori e perplessità soprattutto per il metodo utilizzato nel proporla, visto che ad averla praticamente calata dall’alto era stato il responsabile nazionale degli Enti locali del Pd in persona, l’ex ministro nel secondo governo Conte Francesco Boccia, inviato dal segretario nazionale Enrico Letta a guidare, da commissario, le sorti del Partito democratico in provincia di Cosenza. A dire il vero, era anche saltato fuori il nome altisonante di Enzo Ciconte, autorevole docente di Storia delle mafie italiane all'Università di Pavia, deputato del Pds tra il 1987 ed il 1992, membro della Commissione giustizia e consulente dell'Antimafia per undici anni: lanciato da ampi settori della società civile regionale e fatto proprio dalla portavoce calabrese delle Sardine, Jasmine Cristallo, Ciconte avrebbe dovuto rappresentare la classica garanzia nel far superare incomprensioni e contrasti soprattutto in casa Cinque Stelle, come lo stesso Ciconte aveva dichiarato a Panorama.it lo scorso 4 luglio. Nome, poi, lasciato cadere nel silenzio assordante della solita politica poco partecipata.   
Ora è il momento di Amalia Bruni, scienziata ben nota negli ambienti della ricerca neurogenetica mondiale per aver dato nome e notorietà al gene più diffuso dell’Alzheimer, la “presenilina”: dopo aver fondato il Centro di ricerca Neurogenetica che dirige da 25 anni a Lamezia Terme, un presidio d’eccellenza per lo studio delle demenze degenerative, aver collaborato con i più autorevoli neuroscienziati, tra cui spicca il nome del Nobel Rita Levi Montalcini, ed aver pubblicato oltre 200 ricerche specialistiche sulle più accreditate riviste nazionali ed internazionali, ora Amalia Cecilia Bruni è chiamata a rianimare il centro-sinistra calabrese ed indirizzarlo sulla scia del centro-destra alla cui guida il forzista Roberto Occhiuto sembra avere la strada spianata per la vittoria, turbolenze interne permettendo. Senza dimenticare, ovviamente, Luigi de Magistris, ormai in navigazione solitaria dallo scorso gennaio, acclamato come elemento di rottura dello stantio sistema politico regionale. Uno scontro a tre, sul quale Panorama.it ha chiesto lumi proprio alla neo candidata Amalia Bruni       
   
Professoressa Bruni si presenti.
«Sono moglie, mamma, la neurologa che dirige il Centro Regionale di Neurogenetica Medica, ed anche Cavaliere al Merito della Repubblica. E ora sono candidata alla presidenza della giunta regionale della Calabria, la mia terra».
Carriera brillante…
«Mi sono laureata in medicina a 24 anni e a 28 ero specialista in Neurologia. Mi sono interessata fin dagli anni 80 a progetti sulla malattia di Alzheimer, e ho identificato, insieme a un gruppo internazionale, il gene maggiore della malattia di Alzheimer ereditaria. E successivamente una proteina, la Nicastrina (dal nome di Nicastro, lo storico agglomerato urbano dell’odierna Lamezia Terme, nda)  una delle realtà  che ha un ruolo fondamentale nella comprensione dello sviluppo della malattia».
Ha appena accettato di guidare la coalizione progressista in corsa per le regionali di ottobre.
«Ho riflettuto a lungo prima di decidere di accettare di candidarmi alla carica di Presidente della giunta regionale della Calabria, ma alla fine ho deciso che potevo essere ancora utile alla causa della mia terra. La Calabria è sempre più devastata da un commissariamento sanitario che dura ormai da quasi 12 anni».
La situazione, dicono, sia peggiorata…
«Nulla è stato recuperato, tante risorse umane sono mancate nel corso del tempo: sono proprio queste di cui ora si sente un bisogno indispensabile, mentre la spesa extraregionale continua ad avere numeri allucinanti, con debiti enormi mai quantificati».
 
 
Senza dimenticare tutti gli altri storici problemi.
«Giovani che se ne vanno, lavoro che non c'è, grandi e piccole opere che non si realizzano e una qualità della vita bassissima. La crisi della politica è la crisi di una società e di una collettività che ha perso fiducia e che si è ripiegata su sé stessa, staccandosi completamente dalle istituzioni che la rappresentato e rinunciando a chiedere e a pretendere».
Gioca a fare la kamikaze?
«Lo spirito con il quale ho detto sì è quello del servizio alla collettività, come ho sempre fatto, con la speranza che la mia persona pulita e i miei valori morali possano essere un segnale per questa terra. Voglio mettere insieme una sempre più larga coalizione di centrosinistra e vorrei che a questo percorso partecipassero tutti coloro che hanno ancora una piccola voglia di mettersi in gioco. Sono consapevole che anche questo non sarà sufficiente. Ci vorranno metodo, capacità tecniche ed enorme forza per superare tutte le difficoltà che si presenteranno».
Una scienziata prestata alla politica?
«Una scienziata che si mette al servizio della sua terra, della collettività e dei bisogni di gente che da troppo aspetta che si faccia qualcosa di concreto per il lavoro, per la disoccupazione giovanile, per il turismo, per una sanità più equa e più efficiente, e che invece si trova a fare i conti con una quotidianità sempre più avvilente, senza prospettive e mortificante per tutti. Cercherò di mettere in campo l’esperienza acquisita in tanti anni di ricerca scientifica per cominciare a rendere meno incerto il presente di  chi vive e crede in questo territorio»
Fuori retorica: cosa l’ha spinta a scendere in campo?
«Io non devo “guadagnare” nulla, e non posso perdere nulla: la famiglia e i tantissimi amici sono con me. So che potrò contare su persone altamente qualificate nei vari settori, disposte a collaborare se solo avranno il sentore di avere a che fare con persone pulite»
Sia più chiara.
«Qui non si tratta di “elezioni” e basta. Si tratta di provare a ricostruire il puzzle di una comunità le cui tessere si sono perse. E la scommessa è troppo importante perché quella che viene definita la “donna delle missioni impossibili” si tiri indietro: potrò anche non riuscire nell’intento, ma lo devo a me stessa, ai tantissimi calabresi onesti, ai giovani che se ne sono andati e vorrebbero tornare. Non ho nulla da perdere, tranne un po’ di peso, di sonno e di tempo».
Ci sarà qualcuno che l’ha spinta a candidarsi?
«Guardi, nella mia vita non mi sono mai fatta spingere da nessuno e sono arrivata dove sono grazie al sacrificio, alla voglia di raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata con la sola forza del mio impegno, dello studio e della mia caparbietà».
Almeno sarà stata invitata ad esporsi in prima persona…
«Certo. Alcuni amici mi hanno invitato a riflettere sulla possibilità di impegnarmi in un campo assolutamente nuovo per me. Si parla tanto di rinnovamento della politica, di far entrare in campo forze nuove con idee diverse, migliori, che hanno un radicamento con la realtà di tutti i giorni e con i problemi di questa terra. Bene: io ci sono e so di poter dare un contributo positivo. Questo mi ha convinto».
La sua fama è legata, soprattutto, alla sua professione. Che non è quella politica…
«Questo lo considero un punto di forza. Ho costruito tutto dal niente e l’ho fatto sfruttando due doti che mi riconosco: quella della scienziata e quella della manager che ha dovuto e saputo fronteggiare anche momenti difficili, di fronte ai quali non sono scappata, combattendo la mia battaglia per difendere quello che avevo realizzato. E alla fine ho vinto. E credo che qualità del genere serviranno nel gestire un ente complesso come la Regione».
Il Centro regionale di neurogenetica di Lamezia Terme è un fiore all’occhiello nel malandatissimo panorama della sanità regionale.
«È un vanto di tutta la Regione, e, al contempo, il riconoscimento di tutto il mio lavoro svolto. Venne inaugurato nel 1996 dal premio Nobel Rita Levi Montalcini che mi ha sempre affiancata e sostenuta nelle mie battaglie. Nella sua specificità, il Crn è unico nel panorama sanitario nazionale e consente lo sviluppo di assistenza e ricerca per i malati di Alzheimer ed altre demenze».

Non sembra di stare in Calabria!
«E invece siamo proprio al centro della regione. Un lavoro davvero enorme che mi riempie di orgoglio: oltre 200 pubblicazioni specialistiche, numerosi progetti di ricerca, incarichi didattici in istituti di alta formazione, attività di spicco in società scientifiche nazionali, revisore di riviste internazionali, tanti riconoscimenti tra cui il Premio Bellisario nel 2001 e la nomina a Cavaliere al Merito nel 2020».
 

«Non è stata la prima volta che abbiamo rischiato di perdere la nostra eccellenza a livello mondiale. In venticinque anni ci sono stati diversi momenti difficili. Spesso dico che sono stanca di lottare contro i mulini a vento, ma è pur vero che anche questa volta ce l’abbiamo fatta».
Altrove le cose sarebbero andate diversamente…
«Con capacità imprenditoriali migliori, un centro di ricerca con numerosi meriti scientifici come questo sarebbe stato valorizzato meglio e non avrebbe mai corso il rischio di chiudere. Mi candido anche per evitare che non si corrano più rischi del genere».
Lei aveva puntato il dito contro le politiche regionali, accusandole di indifferenza.
«Ho fatto tutto quello che era in mio potere per evitare il disastro e dove ho visto inerzie, mancanze, approssimazione sono intervenuta con forza, facendo appello a tutte le risorse disponibili, chiedendo aiuto a tutti coloro avevano mostrato sensibilità verso questa situazione e ho avuto tanta solidarietà, anche dal Capo dello Stato Mattarella, al quale avevo scritto una lettera»
Alla fine è intervenuto il ministero della Salute…
«Cha salvato la struttura associandola temporaneamente all’Azienda ospedaliera-universitaria Mater Domini di Catanzaro: questa soluzione risolve almeno temporaneamente la questione e ne scongiura la chiusura ma sono certa che presto troveremo una strada definitiva che non ponga più in pericolo il Centro».
Ora lei guida una coalizione alla ricerca di una difficile unità.
«L’unità la troveremo sui fatti, gli accordi si fanno sulle cose concrete, su un progetto che vogliamo realizzare insieme a tutta la coalizione. Sappiamo quello che dobbiamo fare, ma soprattutto sappiamo bene gli errori da evitare che si ripetono purtroppo da molti anni. Ci affideremo al buonsenso e alla bussola che ci dovrà sempre guidare: la risoluzione dei problemi quotidiani che affronta la nostra gente».
Cosa ha chiesto ai suoi alleati
«Concretezza, lealtà verso i cittadini e pensare sempre al bene comune. Sono tantissime le cose da fare e non possiamo realizzarle, naturalmente, tutte insieme. Importante è cominciare dai bisogni della gente».
Torniamo agli ultimi giorni: Carlo Tansi sarà al suo fianco.
«È un’ottima notizia. Ci siamo sempre stimati e questo ci aiuterà molto. Stiamo mettendo insieme un concetto di ripartenza e con la presenza di Tansi io vedo un altro passo in avanti in tema di competenze. A destra c’è frammentazione e a me piace pensare che molte persone che avevano deciso di andare a destra rivedano la loro posizione sulla base delle cose che stiamo mettendo in campo noi».
Al di là delle qualità professionali dell’ex direttore della Protezione civile regionale, non c’è il rischio che questa mossa possa farle perdere consensi?  
«Non ne comprenderei i motivi. Abbiamo detto e lo stiamo ripetendo che abbiamo intenzione di allargare la coalizione ma non a tutti i costi. Intendiamo allargarla a professionalità, a competenze e l’ingresso di Carlo in squadra va in questa direzione».
A sinistra, lo sciame sismico durava da molti mesi: Nicola Irto, Maria Antonietta Ventura, Amalia Bruni, Carlo Tansi… 
«A me interessa preparare una coalizione che sia in grado di elaborare un progetto per questa Regione, per mettere mano ai disastri che esistono, per ridare speranza ai giovani, certezze a chi è in difficoltà e prospettive meno precarie a chi decide di restare qua. Il fatto che io venga da un mondo diverso, dalla ricerca, dalla scienza, mi agevola, Non devo pensare ad alcun tipo di alchimia politiche, ma solo a governare bene e su questo le idee sono chiarissime».
Una parola sui suoi competitors attuali. Roberto Occhiuto è il suo naturale avversario.  
«A veder bene nel centrodestra mi pare ci sia maretta perché non tutti sembrano aver accettato la sua candidatura, quindi credo che dovranno risolvere un po’ di beghe che non ci appartengono. Non mi piace guardare in casa d’altri, a me interessa convincere la gente a sostenere la nostra proposta di governo per la Calabria».
Pare che Luigi de Magistris l’avesse invitata a seguirlo. Cosa risponde?
«Io ho un’idea migliore che rivolgo direttamente agli elettori di De Magistris. Riflettano bene, non si lascino incantare sempre dalle stesse parole che non si trasformano mai in fatti. Se sperano in un cambiamento forte, reale e radicale votino per me e non resteranno delusi».
La sua ricetta per la Calabria
«Sono una scienziata, ma ritengo che la politica sia la più alta delle arti e delle professioni che ci servono per vivere insieme. Questo mi è stato insegnato e questo ho recepito studiando. Tutto ciò mi aiuta e mi ispira in questa mia avventura. Da sempre ho scelto di fare società attiva, sin da quando ero ragazzina e mi ero iscritta all’Udi (Unione donne italiane, nda), bussando alle case delle persone fragili per chiedere se avessero bisogno di qualcosa».
Più che una candidatura, un mandato.
«Io non penso che la Calabria soffra di una malattia cronico-progressivo-degenerativa. Penso, invece, che ci siano in ogni calabrese patologie più diffuse come l’indifferenza e la depressione. Queste malattie possono essere combattute attraverso i comportamenti appassionati in cui ognuno di noi riscopre l’altro e riscopre sé stesso come attore di questo cammino. I bisogni della collettività si identificano con il metodo scientifico».
Ragiona da scienziata, ancora…
«Quindi quando le persone dicono: «lei è un medico e faccia il medico» oppure «lei è una scienziata e faccia la scienziata», io rispondo che il metodo scientifico è quello che noi mettiamo in piedi per l’analisi del dato, per capire quali sono le strade verso cui dobbiamo raggiungere il risultato. Io mi sono messa alla guida di questa macchina che, comunque, dovrà avere ruote solide per poter attraversare deserti e praterie».
E la ricetta?
«Sono convinta che dei calabresi debba prendersi cura un medico, perché io mi sono sempre presa cura dei pazienti, e da adesso mi prendo in carico 1 milione e 900 mila corregionali».
Si sbilanci. Come finirà?
«Naturalmente spero di vincere per portare aria nuova, idee concrete e proposte realizzabili. Abbiamo un progetto che vogliamo realizzare. Migliorare la condizione di vita in Calabria»

Panorama.it                                                          Egidio Lorito, 02/08/2021

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