«L’elezione del Presidente appare del tutto interna alle élites, sempre più vicine a chi ha o avrà un ruolo diretto nella sua elezione». Il sociologo Paolo Mancini mette in risalto lo scollamento tra classe politica ed elettori, tra grandi elettori e cittadini della porta accanto. E aggiunge come «la notizia della sua elezione interessi molto meno l’uomo della strada», anche a causa dei «mutamenti radicali della struttura di fondo dei partiti».
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Alla vigilia dell’elezione del Presidente della Repubblica, Maurizio Cotta auspica «una necessaria continuità dell’azione di governo per il migliore utilizzo delle risorse del Pnrr, con il prossimo Presidente della Repubblica chiamato a sostenere l’azione dell’esecutivo». E si sbilancia sui nomi: «Marta Cartabia, Letizia Moratti, Pierferdinando Casini, Sabino Cassese, magari anche Franco Frattini».
Il politologo analizza lo stato di salute dei partiti italiani, individuando criticità (tante) e positività (poche) di un sistema in crisi, al quale soltanto un «consenso che attraversi gli schieramenti» potrà porre freno.
Napoletano di Pompei, classe 1955, Sandro Staiano, professore ordinario di Diritto costituzionale nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Napoli Federico II, è da alcune settimane il nuovo presidente dell’Associazione italiana dei costituzionalisti. Attualmente direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’ateneo federiciano, vanta decine di pubblicazioni sui principali temi di diritto pubblico e costituzionale.
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«Giornalisti si nasce o si diventa?» Era l’interrogativo che Sergio Lepri, scomparso questa mattina a Roma all’età di 102 anni, si era posto nelle pagine introduttive di un di un suo celebre manuale di giornalismo pubblicato oltre trent’anni addietro e dal quale diverse generazioni di colleghi avranno attinto a piene mani per apprendere i segreti della professione. E a quella domanda aveva risposto che «giornalisti si diventa», motivando, quella sua incisiva risposta, secondo un ragionato doppio binario: «Certo, nessuno diventerà giornalista, per lo meno, buon giornalista, se gli manca curiosità di conoscere e capacità di analisi critica; ma il resto, la parte più importante della professionalità giornalistica, è nel patrimonio di cultura, di tecniche e di sensibilità che nasce dall’apprendimento, dallo studio, dalle letture e che si arricchisce con l’esercizio, con la pratica quotidiana, con l’accumulo accorto delle esperienze di lavoro»
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Originario di Arezzo, classe 1934, Enzo Cheli, primo allievo di Paolo Barile a Siena con cui si laureò nel 1956, è professore emerito di diritto costituzionale all’Università di Firenze. Ha insegnato diritto costituzionale a Cagliari e Siena, dottrina dello Stato alla Luiss di Roma e diritto dell’informazione e della comunicazione al Suor Orsola Benincasa di Napoli, disciplina che lo vede tra i massimi esperti nel nostro Paese. E’ stato giudice costituzionale dal 1987 al 2005 e vice presidente della stessa Corte dal 1995 al 1996, presidente dell’Autorità garante nelle comunicazioni dal 1998 al 2005 e presidente del Consiglio superiore delle comunicazioni dal 2006 al 2010. Nel 2013 ha fatto parte della Commissione di esperti voluta dal presidente del Consiglio Enrico Letta per le riforme costituzionali.
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