Una terra si racconta in molti modi: può essere lo sfondo sui cui prendono forma i protagonisti di un romanzo, il ricordo malinconico che aleggia in una melodia, le ombre e le luci sulla tela di un dipinto. E poi può diventare il filo conduttore di una vita, di un impegno professionale: sempre teso, a tratti invisibile, a tratti sognato.
È il caso dì queste Tracce di Calabria (Edizioni il Coscile, 2005, pp. 382), poderosa raccolta di articoli del giovane giornalista e avvocato del Potentino Egidio Lorito. Qui a tessere la trama storica e culturale del territorio calabrese sono gli avvenimenti che di volta in volta la cronaca locale ha offerto alla penna dell'autore: una mostra internazionale di scultura contemporanea, l'uscita di un libro, l'anniversario della morte di un intellettuale. La Calabria spunta tra le pieghe delle considerazioni e delle interviste, con la sua «bellezza venuta dal mare», con il sole e l'ombra di quella «che un tempo fu la Magna Grecia, la terra dei coloni e dei conquistatori, il miraggio intellettuale di intere generazioni di viaggiatori». E poi con i suoi limiti, i suoi atavici ritardi: la Calabria «vittima di ogni forma di sopruso»; la Calabria «paragonabile - come ricorda nell'introduzione il fotografo naturalista Francesco Bevilacqua - per caos urbanistico e negazione della bellezza solo a qualche Paese del Terzo mondo»;ancora, la Calabria sul cui futuro l'autore non può smettere di sperare. Già, perché le tracce sono anche ponti tra l'accaduto e il possibile, tra la realtà e il sogno: «Ma davvero non c'è speranza? - si domanda ancora Bevilacqua - [...] La mia ragione mi dice di sì, il mio cuore invece è incerto. Il mio cuore ha la stessa origine di quello di Egidio Lorito: non si arrendono al disincanto». E davanti a questa terra «traboccano - sempre di nuovo —di stupore e di speranza». (V. Dal.)
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Italo Clementi
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Michele Della Palma
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