L’estate appena trascorsa, tra gli immancabili incendi, anche se in diminuzione rispetto agli anni passati, e le consuete diatribe tra i fruitori dell’ambiente calabro, ha evidenziato le ennesime crepe che da anni, anche dalle pagine della nostra rivista, andiamo denunciando circa la poca incisiva tutela e valorizzazione che si attua nella penisola calabrese. Eppure le aree protette presenti nella nostra Regione colpiscono non certo per la loro oscurità o per la loro ridotta visibilità, quanto per l’imponente luminosità, tipica di una regione mediterranea: proprio la luminosità infatti -intesa come connotato geo-fisico- è uno degli elementi che più colpiscono chi si avvicini per la prima volta all’ambiente della Calabria, regione mediterranea per eccellenza, ma caratterizzata da tratti che ne completano un quadro disegnato a tinte complesse.
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In realtà sono due i Castelluccio, quello Inferiore e quello Superiore, che dominano la valle del Mercure, l’ampia conca che fa da anfiteatro all’imponente catena del Pollino: nonos tante ci si trovi nelle immediate vicinanze della “nostra” montagna, il territorio dei due comuni ricade convenzionalmente in quello della Comunità Montana del Lagonegrese, con sede a Lauria. Siamo, infatti, all’estrema propaggine nord -occidentale di un te rritorio vario per le sue peculiarità: dalla costa di Maratea alla prima barriera montuosa del gruppo Sirino -Papa con i comuni di Trecchina, Lauria, Nemoli, Rivello, Lagonegro, per risalire a Castelsaraceno, Latronico ed Episcopia dominati dall’imponente bastionata del Monte Alpi, per chiudere più a sud con i territori di Castelluccio e Rotonda, sede amministrativa dell’ente parco: dunque, una sovrapposizione di territori che contribuiscono a fare dell’area un autentico gioiello in termini di bellezze natur ali e paesaggi da scoprire, a cavallo tra Calabria, Basilicata e Campania.