Cosentino, cinquantaduenne, laureato in scienze economiche, Roberto Occhiuto è stato eletto a capo dei deputati di Forza Italia lo scorso 10 marzo: il 16 giugno la coalizione del centrodestra lo ha designato candidato alla presidenza della Regione Calabria in vista dell’appuntamento elettorale del 3 e 4 ottobre: oltre che dalle tradizionali forze , a sostenerlo saranno l’ Udc, “Coraggio Italia” di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro e “Noi con l’Italia” di Maurizio Lupi.
Lo sblocco dello stallo in sanità, la valorizzazione delle giovani risorse, gli interventi per il lavoro che non c’è, la tutela dell’ecosistema e la nuova scommessa sul turismo sono le priorità su cui la 66enne direttrice del Centro regionale di ricerca neurogenetica ha poggiato la sua fresca candidatura alla guida della coalizione di centrosinistra.
Questa volta il centrosinistra calabrese dovrebbe aver fatto centro, a seguire la più classica delle regole, quella del “non c’è due senza tre” applicata al complicatissimo orizzonte regionale sul quale, negli ultimi mesi, erano calate se non proprio le tenebre, almeno allarmanti nuvoloni che avevano fatto mettere al “brutto” il barometro delle proprie condizioni. Non certo meteorologiche.
«Così come licenziata dal Consiglio dei ministri, frutto dunque di compromessi tra le forze politiche che sostengono il governo, la riforma Cartabia non mantiene a pieno ciò che prometteva. E’ stata snaturata dagli emendamenti, che, un verso, impongono una prescrizione ad assetto variabile che non dà certezze sulla durata dei processi, mentre dall’altro verso segnano la fuga dal sistema accusatorio e, dunque, dai canoni costituzionali del giusto processo».
«La diffusione virale ci ha evidentemente sorpreso, come se avesse giocato in anticipo, usando un termine calcistico di moda in questi giorni: anche noi scienziati abbiamo impiegato del tempo per metabolizzare la pandemia. La fase vaccinale, anch’essa preceduta da grandi tentennamenti, anzi da paure, alimentate da alcuni casi di morti sospette, ci ha finalmente fatto tirare un sospiro di sollievo».
Di coraggio, Maria Antonietta Ventura ne aveva avuto fin troppo. Ad accettare la candidatura, appena due settimane addietro. E a rinunciare alla corsa alla presidenza della regione Calabria, soltanto qualche ora fa. Con questo nuovo colpo di scena, il fronte del centro sinistra regionale (Pd 5Stelle e Leu) appare nuovamente disorientato, orfano di una candidatura di peso da opporre, soprattutto, al centro-destra unito e compatto attorno all'onorevole Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. Gli altri candidati continuano, intanto, a macinare chilometri: Luigi de Magistris, alla guida di un ampio fronte civico trasversale, da tempo sta girando la Calabria in lungo e in largo, come il suo ex alleato Carlo Tansi, già direttore della Protezione civile regionale, mentre il senatore renziano Ernesto Magorno, sindaco del comune di Diamante, nel cosentino, candidato per Italia Viva, lancia messaggi di riconciliazione a tutto il centro-sinistra.
Il trasferimento nelle ultime ore dopo che, a quanto pare, la sua sicurezza era stata messa a rischio nel reparto destinato ai terroristi islamici: da un comunicato del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, è emerso che nel carcere calabrese, nell’ultimo periodo, si fosse instaurato un clima di tensione nei confronti dell’ex terrorista.
Due giorni addietro Battisti aveva ricevuto la vista della parlamentare cosentina del Pd Enza Bruno Bossio -«era molto provato dalla protesta e in uno Stato di diritto non è consentito andare oltre una sentenza di condanna»- e dell’avvocato Adriano D’Amico che l’aveva «incontrato ad un passo dalla morte».