Ormai ne ho la certezza: se voglio lasciare il segno come giornalista, devo rischiare di toccare persone ed argomenti che l’opinione pubblica considera “intoccabili”; devo affrontare tematiche scomode, forse anche pericolose, con il rischio di accendere fuochi difficili da domare. Sarà, ma ormai preferisco questo tipo di giornalismo, il “civic journalism” di matrice anglosassone, alla sterile copiatura di comunicati stampa, di veline e commenti che provengono dai soliti centri di potere istituzionale. E così, dopo due anni di articoli su questo quindicinale, un nuovo libro pronto alla stampa, mi sono deciso ad alzare il livello della dialettica giornalistica, anche a costo di dovermela vedere con il solito potentuccio di turno, cui proprio la stampa libera non deve andare giù.
Festeggiati a Praia i dieci anni di Apollinea
La sala consiliare del Municipio praiese, lo scorso 27 dicembre, ha accolto la cittadinanza locale intervenuta ad assistere alla serata in onore dei dieci anni dalla prima uscita in edicola di Apollinea. Inserita nel programma natalizio organizzato dall’amministrazione comunale, che al settore cultural-ambientale guarda con grande interesse e partecipazione, la serata dedicata alla Rivista del territorio del Parco Nazionale del Pollino è servita -soprattutto- a fare il punto della situazione sulla più grande area protetta d’Italia: parco virtuale o realtà attiva, si sono più volte chiesti gli intervenuti all’incontro.
Mi dispiace per invidiosi, menagramo e grilli parlanti, ma anche questa volta il colpo è riuscito. Un paio di mesi fa ricevo un’inaspettata telefonata da Rolly Marchi, il “Signor Trofeo Topolino”, l’instancabile animatore degli ultimi sessant’anni di vita sulla neve, di quell’impareggiabile mondo sportivo e mondano che è il “circo bianco”; ma anche il cantore delle sue Dolomiti, quelle di Lavis, poco sopra Trento, come delle immacolate Tofàne, vanto della superba e ricercata Cortina. Con Rolly Marchi ho costruito negli ultimi mesi un rapporto splendido: nel 2005, in occasione della pubblicazione del mio “Tracce di Calabria”, l’avevo onorato di una bella citazione, riprendendo un passo -romantico e struggente- del suo “Neve per dimenticare”: uno dei vati del bel mondo dello sci internazionale raccontava la montagna con levità, competenza tecnica e affetti reconditi. Sottoscrivevo appieno, da buon meridionale, le sue parole, perchè anche a diverse latitudini e sotto picchi che non sono spettacolari come le sue Dolomiti, la sensazione di passione per la montagna è la stessa.
Praia a Mare, ottobre 2007. E’ una splendida giornata di sole, il termometro stenta a scendere sotto i 25-27 gradi e durante il giro di orologio di metà giornata avrà anche sfiorato i fatidici 30 gradi: potenza di questo autunno mediterraneo. Sono al lavoro e quando il sole sta tuffandosi in quel mare che ammiro da sempre come elemento naturale, ecco trillare il telefono: “buona sera, sono Rolly Marchi, cerco Egidio Lorito”. Sorpresa delle sorprese!
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C’è da non stare allegri. Negli ultimi giorni abbiamo appreso che un autorevole istituto italiano di ricerca socio-economica ed un prestigioso quotidiano americano hanno tratteggiato a tinte fosche la situazione italiana: il primo, senza mezzi termini, ha definito una “poltiglia” la società italiana, accrescendo ancor di più l’immagine di una realtà che già in molti avevano descritto come disgregata, scollata, in dissoluzione. Il medium cartaceo statunitense avrebbe poi rincarato la dose additando al nostro Paese l’assoluta incapacità di rigenerasi, di difendere le proprie istituzioni, di non dare un’immagine positiva di sé all’esterno e -cosa ancor più grave- di non essere di buon esempio per la stessa realtà interna: tanto che il Presidente Napolitano -in America per un viaggio istituzionale- si è dovuto spendere non poco con la sua difesa di fiducia per far capire agli americani che le cose non stavano esattamente come riferito dalla stampa locale.