A tu per tu con...
Filosofia della scienza, ovvero disciplina filosofica che studia i fondamenti, gli assunti e le implicazioni della scienza, sia con riguardo alle scienze naturali -come fisica e biologia- sia con riguardo alle scienze sociali come psicologia o economia. La filosofia della scienza indaga su come avviene la conoscenza scientifica, cerca di spiegare la natura dei concetti e delle asserzioni scientifiche, i modi in cui essi vengono prodotti: come la scienza spiega la natura, come la predice e come la utilizza per i suoi fini;i mezzi per determinare la validità delle informazioni;la formulazione e l’uso del metodo scientifico;i tipi di ragionamento che si usano per arrivare a delle conclusioni;le implicazioni dei metodi scientifici con modelli dell’ambiente scientifico e della società umana circostante.
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“Rilevava John Cage che "se cerchiamo di essere in sintonia con la vita, dovremmo nelle cose cercare la totalità e non la parzialità: se nel mondo si ricerca soltanto la parte invece del tutto, ci si espone al rischio di coltivare simpatie e antipatie; se si presta attenzione, per esempio, soltanto alla periodicità, in musica, si finisce per apprezzare il jazz o il rock e per escludere quegli altri suoni che esistono attorno a noi";la musica è oltre i generi che pur ne hanno caratterizzato la complessa vicenda storica.
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Ricordo la sua presentazione, in una dolce sera di fine agosto 2006, come uno degli appuntamenti più stimolanti, istrionici e surreali che mi siano mai capitati da quando ho iniziato a coordinare e moderare autori invitati a presentare loro ultime pubblicazioni letterarie. Andrea illustrava il suo “Ho fatto giardino” (Mondadori, 2006) ad una platea che dopo aver riflettuto -durante i precedenti incontri- sui temi della bellezza, della pace, dell’avventura, dell’armonia, dell’attualità, della serenità e della maturità, poteva ora godersi un poliedrico autore, di recente magistralmente definito “vero, contraddittore, cinico, romantico, ribelle, eroe, mito, modello: in una parola, genio”.
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“Provo a raccontarti cosa sia la bellezza. Non sembra molto difficile: questa parola si trova così spesso nel nostro vocabolario che sarebbe strano non conoscere il suo significato. Eppure… Capita spesso di non vedere ciò che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, così ci dimentichiamo il senso di vocaboli che usiamo abitualmente. Se, poi, ci avviciniamo al mondo dell’arte, ci accorgiamo come la parola <"bellezza">-che dovrebbe essere fondamentale in un giudizio estetico- sia quasi sparita, sia considerata un concetto senza senso. Hai mai sentito dire da una persona, con l’aria colta e raffinata, che un quadro moderno è bello?
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Il rapporto personale ed ora professionale con il protagonista di questa puntata risale nel tempo a qualche stagione fa. Estate 2001: una delle tante indimenticabili serate di “Alta Marea. Maratea tra natura e cultura” vede ospite un cordiale professore di Psichiatria e Sessuologia che divide la sua esperienza professionale tra Milano e Ginevra. Presenta l’ultima pubblicazione mondadoriana “L’autostima” e colpisce la platea -tra interventi e dissertazioni su sentimenti, amori, aspetto fisico, mobbing- con l’incipit di quella sua pubblicazione: “l’autostima è un fiore che dobbiamo innaffiare ogni giorno”. In questi ultimi anni, le occasioni di incontro sono aumentate, sino alla mia presentazione del suo penultimo lavoro, scritto con il chirurgo estetico Maria Teresa Baldini, “Dietro la bellezza: come possiamo migliorare la nostra immagine senza tradire noi stessi” (Mondadori, 2005).
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Definire “intervista” il dialogo con Emanuele Severino può apparire sin troppo riduttivo. Lezione magistrale di filosofia, geniale conversazione, ascolto estasiato, mi sembrano definizioni ben più adeguate allo spessore scientifico dell’interlocutore. Ricordo la serata che fui chiamato a coordinare come uno dei momenti di maggior impatto scientifico da quando ho la fortuna di moderare alcuni dei protagonisti del giornalismo e della cultura nazionale: il 28 luglio scorso era programmata la presentazione delle ultime opere di Piergiorgio Odifreddi e Luciano De Crescenzo (prossimamente ospiti di questa rubrica) e l’organizzazione mi pregò caldamente di annunciare che l’indomani si sarebbe tenuta una “Lectio Magistralis” di Emanuele Severino, tra l’altro presente in prima fila: già moderare un dibattito innanzi a due-trecento persone è fonte di apprensione, figuriamoci se ogni parola, anche la più banale, viene ascoltata e pesata da chi, da oltre cinquant’anni, vive in primo piano la ricerca e la speculazione filosofica.