A tu per tu con...
“Grande studioso di Giordano Bruno, Ordine invita a un affascinante dialogo tra ricerca estetica e riflessione filosofica”. Le Mond è un rigoroso e sobrio quotidiano francese, uno dei giornali europei di riferimento, con 400.000 copie vendute al giorno. In questo modo, l’autorevole “media cartaceo” parigino ha accolto l’ultima pubblicazione di Nuccio Ordine, quarantottenne professore Ordinario di Letteratura Italiana all’Università della Calabria: “Contro il Vangelo armato. Giordano Bruno, Ronsard e la religione” (Raffaello Cortina Editore, 2007) reca la presentazione di Giulio Giorello e la prefazione di Jean Cérard. Era stato proprio Giorello, Filosofo della Scienza alla Statale di Milano, ad anticiparmi l’uscita di questa ricca pubblicazione, lo scorso gennaio, durante una puntata che lo aveva visto ospite di questa rubrica.
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Lo confido subito: la conversazione di questa settimana è estremamente “partigiana”. Anzi proprio “di parte”, utilizzando un termine caro ai politologi. Luciano Corradini non è solo una delle massime autorità in tema di Pedagogia, di educazione giovanile, di cultura della legalità e senso delle istituzioni: per me è, da un buon ventennio, un esempio fulgido di cultura morale, di assoluta disponibilità umana ed accademica, un interlocutore amabile cui affidare dubbi, perplessità, interrogativi.
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Anno scolastico 1980/81: ero impegnato ad affrontare la prima classe della Scuola Media. Il volume di geografia si apriva con un’introduzione che invitava noi giovanissimi a studiare l’Italia partendo dalla sua prospettiva aerea: “eravamo sulla verticale di una delle estreme punte meridionali dell’Italia, il Capo Vaticano, in Calabria. Osservando il panorama sotto di noi, mi ricordai di una stampa antica, vista in un libro consultato prima del viaggio; l’artista che l’aveva disegnata mostrava quello stesso luogo che ora sorvolavamo come se lo avesse visto dall’alto, con le sue rocce a piombo e il mare tutt’attorno. Stampa antica e scena da filmare: in quel momento non facevamo altro che realizzare una vecchia aspirazione dell’uomo.
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“Nove. Perché nove? Perché questi nove?(…)Non parlo solo del grumo di conoscenze acquisite, di esperienze pregresse, di percorsi interrotti ma non cancellati che condizionano inconsapevolmente colui che si accinge ad un nuovo lavoro (…). Pensieri. Che senso dare a questo reiterato appello al pensiero?A quali ascendenze rimanda e quali motivazioni trasporta? Certamente esso percorre una direzione che non coincide con la pura ricerca storica: anche se non la esclude né le si contrappone (…). Sulla politica. Quest’oggetto è la politica. Vorrei insistere sul ruolo di oggetto assegnato alla politica. Perché? Quale necessità trattiene la politica alla misura di oggetto del pensiero. Cosa le impedisce di farsene contemporaneamente soggetto?(…)”.
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“Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. Con questa massima socratica, posta a guardia dei tre corposi volumi, si sono imbattute generazioni di studenti italiani e non solo che negli anni del Liceo si sono formati su uno dei manuali più diffusi ed apprezzati di storia della filosofia: Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi di Giovanni Reale e Dario Antiseri (Editrice La Scuola, Brescia) rimane un insuperato strumento didattico e di ricerca, volto alla formazione di giovani ragazzi che a sedici anni si imbattono nello studio e nell’apprendimento della filosofia con tutto il pesante carico di stimoli, interrogativi, perplessità, dubbi ed incertezze nella costruzione degli uomini di domani.
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Malaffare ed intrecci politico-mafìosi, ritardi infrastrutturali e atavica arretratezza, mentalità gretta e sudditanza psicologica, per una volta, non sono protagonisti. Il centro della narrazione, questa volta, è la Calabria magica e seducente fatta di mare e colline, di tramonti ed albe, di usanze femminili e tipi maschili: finalmente, un romanzo -interamente ambientato in Calabria- ci regala una doppia prospettiva, interiore ed esteriore, legata a paesaggi e personaggi, tutta protesa intorno ad un universo narrativo che ha conquistato i lettori della scorsa estate, contribuendo ad irradiare un’immagine diversa della Calabria, fuori dai tanti stereotipi che ne fanno la terra di un certo degrado, non solo geo-fisico.