Panorama - Milano

Il popoloso centro della costa settentrionale calabrese, sta vivendo anni di instabilità politico-amministrativa, culminati con l’arresto, dal 2013, di ben tre dei suoi ultimi sindaci   
Per capire cosa stia succedendo nella cittadina calabrese, an cora alla ribalta della cronaca giudiziaria nazionale all’indomani della inchiesta “Re Nudo” che ha condotto dietro le sbarre il terzo sindaco negli ultimi sette anni, Panorama.it ha cercato di riannodare i fili di una lunga stagione di instabilità politico-amministrativa, interpretando gli umori dell’opinione pubblica, la rabbia degli intellettuali e le attese della nuova classe politica. Per voltare pagina.

Il giorno del funerale di Paolo Rossi, Panorama lo ricorda intervistando tre personaggi che hanno conosciuto il grande Pablito.

Antonello Cuccureddu: «Arrivò alla Juve cinque anni dopo di me: mi colpì la sua straordinaria educazione»
Pasquale Gallo: «Arrossiva facilmente, umile come solo i veri grandi sanno essere»
Tonino Raffa: «Il mio esordio, con lui, il 16 maggio del 1982, nel giorno della seconda stella bianconera»

Sono passati poco più di 38 anni dall'indimenticabile Mondiale del 1982, iniziato nella penombra e proseguito nel fulgore più esaltante di forza calcistica e gioia collettiva. Oggi l'Italia intera assiste attonita ai funerali di quell'eroe italico in terra spagnola. Paolo Rossi, toscano di Prato, classe 1956, è prematuramente scomparso il 10 dicembre al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, dov'era ricoverato all'indomani dell'aggravamento delle sue condizioni di salute, compromesse a causa del tumore ai polmoni diagnosticatogli in primavera.
Ricorda Fausto Colombo, sociologo della comunicazione e della cultura alla Cattolica di Milano, nel suo bel libro Il paese leggero. Gli italiani e i media tra contestazione e riflusso (Laterza, 2012) che «(…) nel ricordo diffuso di molti spettatori televisivi degli eventi del 1982, l'eroe eponimo di quella vittoria, Paolo Rossi, poteva essere discusso per i suoi comportamenti e la squalifica che vi aveva fatto seguito, ma dopo il Mundial la sua immagine fu trasfigurata in quella dell'uomo sconfitto che comunque gioca la sua partita e trova il suo riscatto (…)».
Panorama.it ha raccolto ricordi ed emozioni di chi ha vissuto, da diverse angolature, alcuni momenti esaltanti della carriera di Pablito.

Per capire cosa sta succedendo nella regione, Panorama.it ha intervistato sei intellettuali calabresi. Salle loro parole emergono luci e ombre, speranze e drammi della terra <<amara>>

Questa volta non occorre tirare in ballo né Guido PioveneGiuseppe Berto e neanche Cesare Pavese che calabresi non lo erano nemmeno lontanamente salvo, poi, innamorarsi di questa terra appena vi misero piede per i motivi più disparati: Berto, addirittura, si fece seppellire nella “sua” Capo Vaticano, nel vibonese, dopo donchisciottesche battaglie in difesa di uno dei promontori più belli al mondo. E non occorrerà neanche citare i grandi viaggiatori mittleuropei che tra il XVIII ed il XX secolo scelsero la Calabria come meta del tradizionale Bildungreise, quel viaggio di istruzione e formazione tipico delle classi agiate e colte delle società europee. Corrado Alvaro, nel 1931, non perderà occasione per parlare di “paese e gente difficile”, mentre toccherà a Leonida Répaci definirla addirittura “amara”: e misteriosa, a causa del paesaggio descritto nelle pagine di quegli antichi girovaghi romantici. Da qualche decennio, quel mistero paesaggistico ha lasciato il posto a sfumature politico-criminali, socio-culturali ed insieme psico-antropologiche che si pensava consegnate alle cronache ma che, invece, sono ritornate a materializzarsi nel giro di poche settimane, tra la seconda ondata della pandemia, la prematura scomparsa della presidente Jole Santelli, la consueta cronaca politico-giudiziaria e l’implosione dell’atavica carenza ospedaliera, aggravata da dimissioni e rifiuti a catena per la poltrona di commissario regionale alla sanità.  

Dopo 32 anni a Mediaset, il giornalista televisivo continua ad occuparsi di informazione, E ha appena pubblicato un libro sul <<miraggio dell’uguaglianza>>
“Ho incentrato il focus del mio ultimo saggio sulla disuguaglianza, un tema da sempre vasto ed affascinante, ancor oggi irrisolto”.

Claudio Brachino, classe 1959, viterbese di nascita e milanese d’adozione, giornalista televisivo, saggista ed editorialista, è stato vicedirettore e storico anchorman di Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1, e direttore di Videonews, la testata giornalistica che si occupa, dal 1987, dei diversi programmi d’informazione e approfondimento giornalistico in onda sulle tre più importanti reti generaliste del Gruppo Mediaset, nonchè di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo News. Negli anni ha creato, condotto e diretto contenitori televisivi di ampio successo di pubblico come Top Secret, Mattino5, Tiki Taka, Quarta Repubblica e Matrix, pubblicando Top Secret, Chi ha ucciso Lady D? e, con la giornalista Barbara Benedettelli -sua moglie dal 2003- I delitti del condominio. Storie di vicini che ammazzano.

In occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio, il pm antimafia ricorda il collega Paolo Borsellino. E ripercorre 50 sanguinosi anni di guerra alla mafia. Ma non ignora le traversie della magistratura dei giorni nostri. E lancia un monito rievocando il suo maestro

Ogni anno, il 19 luglio rappresenta per me una ferita aperta che mai si rimarginerà, anche perché ai fantasmi di quel giorno si aggiunge la sensibilità dei miei 75 anni».In occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio, il pm antimafia Giuseppe Ayala ricorda il collega Paolo Borsellino. Il 19 luglio 1992 era domenica, alle ore 16 e 58, una 126 contenente 90 chili di esplosivo fu fatta esplodere davanti al numero civico 21 di via Mariano D'Amelio, in una Palermo arroventata dalla calura estiva. Nel mirino degli attentatori Paolo Borsellino, magistrato da oltre 10 anni in prima fila nella lotta contro la mafia che teneva in scacco la Sicilia.

Parola di preside
Panorama ha deciso di chiedere ai presidi delle scuole italiane come stanno reinventando i propri istituti in vista di settembre. Una missione complessa, in cui rischiano in prima persona, da cui dipende il futuro del Paese

Parla Adelia Pelosi, dirigente del III Circolo didattico De Amicis, di Via Santa Teresa a Chiaia, a Napoli: <<La nostra istituzione scolastica, vanto della tradizione educativa pubblica napoletana, affronterà con maggiore slancio la riapertura di settembre>>.

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