“Sarebbe bello avere due amici come Quilici e Ruggeri. Due viaggiatori per passione e professione, due che il mondo l’hanno visitato, conosciuto, vissuto. Due con cui se si fa il gioco di puntare il dito a caso su un mappamondo, ecco, loro ci sono stati…”. La rubrica settimanale che da quasi quattro mesi accompagna la mia collaborazione sulla stampa quotidiana cosentina, mi ha permesso -solo qualche giorno fa- di tessere i primi contatti con un personaggio che da sempre accompagna la vita degli italiani: e per di più un caro amico di Calabria e Basilicata, per aver descritto le più affascinanti emergenze ambientali di queste due terre, pubblicate grazie ad uno di quegli illuminati editori milanesi che rispondeva al nome di Vanni Scheiwiller.
Durante le recenti festività natalizie, all’interno della presentazione di una serata culturale a favore del progetto conclusivo del Sevizio Civile Nazionale svolto a Scalea sotto gli auspici della locale associazione Pro-Loco, ho avuto il piacere di introdurre un intellettuale calabrese contrassegnato dal forte impegno sociale e politico. Era stato sindaco di Catanzaro alla fine degli anni ’70, durante un convulso momento della storia del nostro Paese e tutt’ora spende la sua attività nella promozione turistica di questa terra che -per me- rimane un grande enigma.
Quando firmai il primo articolo, lo scorso 15 febbraio, sapevo bene di non iniziare a dialogare in una realtà sconosciuta. Transito praticamente da sempre lungo le strade di Lauria: all’inizio, per raggiungere quell’ameno borgo montano che ha dato i natali alla parte lucana del mio sangue;negli anni a venire, per un continuo girovagare lungo sentieri ed itinerari che mi avrebbero condotto direttamente su quelle montagne parte essenziale delle mie passioni;poco più di dieci anni fa, perché le “ragioni del cuore” mi portarono a fissare la meta di questi spostamenti proprio nella ridente ed attiva comunità che edita questo foglio di informazione locale che ospita queste mie riflessioni.
Ci sono pezzi che mai uno vorrebbe scrivere: o almeno che vorrebbe posticipare nel tempo il più possibile. E queste righe fanno parte della prima categoria: le scrivo con estrema commozione, con disagio personale ed umano, ma il mio ricordo non poteva mancare. Il 14 settembre scorso, Vittorino D’Alessandro aveva tenuto la relazione durante la presentazione del mio “Tracce di Calabria”, organizzata dalla Biblioteca Comunale di Lagonegro, nell’ambito dei “giovedì culturali”, egregiamente coordinati da Giuseppe Grezzi.
Questo contributo l’ho scritto di getto, al termine dell’ennesima lezione sulla legalità cui sto assistendo nell’ambito della mia formazione post-lauream. Un fine settimana non esaltante per le istituzioni calabresi, per la politica, per l’informazione, per la cultura, per la dignità di una terra ed anche di una popolazione, a questo punto semplicemente nauseata… Centrosinistra o centrodestra, poco importa: questa politica, ci ha stufato! Sfoglio le pagine dei quotidiani nazionali e la sintesi dei titoli suona più o meno così: “Calabria, terra di indagati”. Com’è diventata amara questa terra!
Tra le pubblicazioni in libreria in questo ultimo mese, spicca -almeno per motivi di interesse personale- l’ultimo saggio di Marcello Veneziani: “Contro i barbari. La civiltà e i suoi nemici, interni ed esterni” (Mondadori, € 16,00). Veneziani è un fine intellettuale con solide radici culturali, giornalista -dopo aver fondato e diretto settimanali, riviste, case editrici e curato opere di filosofia, storia e cultura politica, ed essere stato anche membro del Consiglio di Amministrazione della Rai- è attualmente editorialista di “Libero” e di altri quotidiani.